Blog - 05 giugno 2021
Fantozzi va in Paradiso su una nuvola
Il nostro Fantozzi, ragioniere d’altri temi, di questi tempi è alle prese con i sistemi informatici. Lui certamente è maldestro, pensa di utilizzare il cellulare come la cornetta di un vecchio telefono a filo e il computer come una macchina da scrivere. Naturalmente considera questi vecchi oggetti (ormai classificati vintage per i collezionisti) in preziosi esempi di semplicità e civiltà, reperti di un’età pre-informatica e che gli ricordano i pochi momenti felici della sua triste fanciullezza fantozziana. Gli ricordano quando con l’Olivetti lettera 32 di suo padre pigiava sui tasti con un concerto di tac tac tac tic tac driiin - a capo. Sembrava la locomotiva di un treno quando il carrello ripartiva per l’-.capo. Quanto poi alla cornetta in bachelite indistruttibile della sip anni 60-70 gli ricordava una sua foto a sei anni fatta da un fotografo professionista che girava di casa in casa apposta per fare “il ritratto al bambino col telefono”. E la sua foto da bambino sorridente e tirato a lustro campeggiava ancora in bianco e nero de corni e argentata sul mobile della sala.
A Fantozzi la moderna tecnologia informatica non piaceva. Gli ricordava i primi telai meccanici distrutti nella vecchia Inghilterra per salvare posti di lavoro. Ma soprattutto gli ricordava il Charlot dei Tempi moderni che girava impazzito dentro gli ingranaggi di una macchina. E si immedesimava nel grande comico con la tuta da operaio. Fantozzi sente di replicare Charlie Chaplin. L’ingranaggio in cui entra non si vede ma c’è, i bulloni da avvitare della catena di montaggio non si vedono ma si faranno ben presto sentire frequentando computer e cellulare.
Dopo i primi approcci entusiasti pc e cellulare gli riservano una inquietante sorpresa che nessuno gli ha spiegato prima. Si tratta di una certa “nuvola”, che qui tutti chiamano cloud. Lui almeno avrebbe preferito nouage, in francese, molto più fluido. Ma capisce subito che questa “cloud”, comunque la si chiami, non è una vera nuvola e non sta neppure in cielo. Anzi non sta né in cielo né in terra. Per farla breve in questa nuvola si accumulano milioni di milioni di goccioline che contengono immagini, filmati, parole, musica. Un enorme, assurdo, incerto archivio viaggiante nei cieli, forse una mongolfiera virtuale Ma cosa c’è di non virtuale si domanda Fantozzi, mentre siede la sera davanti al computer come Amleto davanti al teschio di suo padre. Essere o non essere? La domanda è la medesima. Comunque, nuvola a parte, Fantozzi decide di fregarsene.
Entusiasta del suo cellulare, lo tira fuori in ogni occasione per fotografare tutto come un bambino che scopre la realtà per la prima volta e poi manda le foto a sua moglie e agli amici: hai visto che bello? Ma ecco l’inghippo, la trappola, l’agguato. Quando si sente sicuro e a proprio agio con il nuovo strumento è proprio lì che si accorge che. mentre con la sua vecchia macchina fotografica, le sue fotografie finivano nell’album di famiglia qui, senza che nessuno gli abbia chiesto il permesso, le ”sue” immagini gli vengono rapite in cielo, si volatilizzano in quella famosa nuvola – “cloud” – dove qualche angelo o demone informatico le archivia come vuole lui e poi gli manda anche segnali: questo sei tu un anno fa, questa la festa di compleanno di tua figlia etc etc. Ma come si permette! Fantozzi infuriato getta il cellulare nel laghetto del parco e se ne torna a casa disgustato mentre una nuvoletta rosa, nel tramonto, passa proprio sopra di lui, gli fa pipi in testa, mentre tutt’intorno è asciutto! Anche lei si mette?
Appena entra in casa la Pina languida: ma dove sei stato? Ti ho chiamato dieci volte al cellulare! Ho sentito solo uno strano glu glu. Fantozzi taciturno non risponde, e mentre mangia la pastasciutta pensa solo alle sue foto: sono in cielo? forse sono andate in Paradiso prima di lui? Peccato, l’unica volta che mia figlia è venuta bene in una foto, (vabbé certo di spalle e in controluce) mi deve partire la foto per il cielo. Pazienza, prima o poi, pensa, nella Grande Nuvola finiranno tutti i Fantozzi della storia. Il Paradiso!
Dopo l’episodio del cellulare Fantozzi in casa non è più lo stesso. Gli sono subentrate manie di persecuzione. Quando la moglie o un collega gli propone un selfie fugge via come un selvaggio di fronte alla prima macchina fotografica. Mi rubano la faccia, mi rubano l’anima ripete. Mi spediscono in Paradiso prima del tempo e senza neanche il permesso del Padre Eterno. Ah! se potessi tornare a quella vecchia macchina fotografica Agfa con pellicola Ilford FP 4 in bianco e nero, 36 scatti rigorosamente contati e attenti a non farle prendere luce. E se potessi tornare alla cornetta di metallo nocciola e alla cabina pubblica da cui ordinavo: Pina butta la pasta!
Ma per darsi un’ultima possibilità una sera Fantozzi si ritira nella sua stanza da letto davanti al pc. Questa sì che è stata un grande invenzione, pensa, altro che cellulare e tv. Si può scrivere e cancellare a volontà senza gomma né matita e quando non sai una parola c’è il vocabolario o wikipedia. Chissà perché quella sera Fantozzi si sente ispirato da una vena poetica irrefrenabile che supera di gran lunga le sue aspirazioni di fotografo. Sarà davvero la riscossa, il suo riscatto da una vita pre-informatica? Mentre batte sui tasti in word (che bel suono questo word, non c’è c he dire) le parole gli fluiscono dal cuore alla testa e dalla testa alle dita come un magico fluido che lo riempie di calore, come una pompa da una caldaia a circuito chiuso. Fantozzi ribolle, è paonazzo, si sente un calorifero e più pensa e più scrive e più scrive e più si scalda. Gli sembra la sera di Natale.
È felice della sua scelta stilistica: descrivere in terzine dantesche, tutto d’un fiato, la sua vita di ragionerie, padre e marito. Una vita un po’ insulsa forse, ma che la vena poetica brillantemente unita al mezzo usato (il computer) trasfigura, rendendola interessante. Ma che dico, brillante! Stamperò in proprio, farò rilegare i fascicoli, trenta, forse quaranta copie per amici e colleghi. Pina! La moglie si presenta con la figlia. Guardando la figlia, a Fantozzi passa la poesia ma si riprende subito pensando a quella foto ormai in Paradiso. Si aggrappa con i pollici alla canottiera, si alza dalla sedia, si aggiusta il basco e inizia a declamare. Si fa introdurre da una frase celebre di cui non ricorda l’autore, ma deve esser stato un personaggio importante. All’ultima terzina (l’esercizio dura circa mezz’ora) madre e figlia esauste giacciono su letto, il volto inondato di lacrime di commozione. Poi saltano su, l’una spinta dall’altra: bravissimo! E abbracciano il sudatissimo papà-marito in canottiera.
Hai salvato il testo? gli domanda la moglie previdente. Pina, Pina, su andiamo, cosa credi? Via via, andatevene di là che a queste cose penso io. Fantozzi chiude la porta, si avvicina al pc sfregandosi le mani soddisfatto e tirando fuori una lingua golosa. Eh eh! Chissà la signora Silvani! Peccato che domani è sabato, Non sanno chi sono io. Fantozzi “salva” il documento FANTOZZI IN PARADISO ma invece del solito preferito Desktop, oppure della altrettanto frequentatissima casella Documenti, oppure accontentandosi anche della cartella Immagini o Download, gli compare un mostro sconosciuto e inevitabile: One Drive Fantozzi. che come il pirata Drake che gli inghiotte il documento.
Fantozzi è disperato. Chi è One Drive. Cosa c’entra con me. Come ha fatto ad entrare di nascosto in casa mia, nella mia camera da letto? Dopo lunghe ricerche, appellandosi attraverso Google a uno dei blogger più accreditati d’Italia (una specie di Mago Silvan in formato virtuale), scopre che anche qui si tratta della maledetta nuvola (cloud) che risucchia dall’alto tutto ciò che fai. Fantozzi segue le istruzioni del guru ma non riesce a cancellare il mostriciattolo intruso. One Drive, il nemico. Sarà un programma o un’altra app? Siamo pieni di app come i topi nel paese del pifferaio magico. Solo lui potrebbe aiutarci ad annegare tutte le app nel fiume.
Così quella sera Fantozzi chiude tristemente il suo pc: anche lui l’ha tradito, tornerà alla vecchia lettera trentadue. Con essa scriverà al presidente della Repubblica perché liberi l’Italia dalle app e dalle nuvole. Due pericoli assolutamente da evitare anche oggi. Dopo il covid e dopo queste clouds, chissà che altro ci aspetta.