Blog - 30 dicembre 2022
Al presepe di Agliate per ritrovare Gesù
Sono bastati un paio d’anni di pandemia e il virus si è portato via i segni del Natale. Vai dal cartolaio per i biglietti di auguri e trovi solo qualche cartoncino con le renne e Babbo Natale. All’Università di Brighton, in Inghilterra, si consiglia addirittura al personale (con una circolare motivata di ben nove pagine) di non usare più la parola “Natale” ma di sostituirla con “periodo di chiusura invernale”. Sempre nella libera e democratica Inghilterra i dipendenti pubblici sono invitati a chiamare le feste natalizie “celebrazioni festive”.
Cosa succede? Chi ha rubato Gesù? In Italia, a Bologna, proprio vicino alla cattedrale di san Petronio, tra le tante scritte natalizie luminose che si disegnano sulle case, spiccano le parole della canzone Imagine di John Lennon: “Immagina che non ci sia il Paradiso”, “immagina che non ci sia neanche la religione”.
Che cosa sta succedendo? Chi ha rubato Gesù, o forse lo ha eliminato per sempre, riuscendo là dove Erode non era riuscito tanti anni fa, ordinando la strage degli innocenti? E la mente corre ai tanti bambini oggi vittime di ogni guerra. Intanto qui, in tempo di pace, la nostra moderna cultura uccide la memoria non di un predicatore scomodo ma di un Bambino silenzioso, adagiato in un presepe, una stalla, una mangiatoia. Ben povera cosa.
Anche dove c’è più bisogno di Lui, negli ospedali per esempio, Gesù e il suo presepio sono spariti e nei luoghi della sofferenza neppure un segno, neppure una semplice stella luminosa, una decorazione che ricordi a chi passa che è Natale anche per lui. “Tu scendi dalle stelle” si cantava. Oggi si eliminano anche le stelle, che una volta illuminavano nelle feste natalizie le strade delle nostre città. Ma chi ha paura delle stelle, di un Bambino, del Natale?
Siamo alla normalizzazione. Piano piano si cancellano dalla memoria i segni che possono ricordarci la realtà storica di un Dio che si è fatto uomo. Ma tra le tante iniziative che in Italia ci risvegliano dal torpore, ecco il bellissimo presepe di Agliate, in Brianza, pochi chilometri da Carate, giunto quest’anno alla sua quarantasettesima edizione. Nei boschi della valle del Lambro, all’ombra dell’abbazia romanica di san Pietro e Paolo, trecento volontari si sono mossi per riscostruire i luoghi e i volti di quella notte in Palestina in cui nacque Gesù. Il tema di questa edizione: “Come un seme nella terra”. Ed è proprio questa immagine di un piccolo frammento, confuso nel terreno – il seme del cristianesimo – che è stata affidata dagli organizzatori ai “figuranti” impegnati nei vari quadri o “stazioni”: soldati, re magi, artigiani con i loro strumenti tradizionali, ma soprattutto pastori, tanti pastori che con il loro gregge hanno vegliato intorno alla grotta dove una giovane famiglia neonato ha rappresentato la Santa Famiglia di Nazaret. E diventa tutto vero, gli artigiani e re magi sui cavalli, diventa tutto vero come Maria e l’angelo annunziante, i soldati romani e i farisei con i loro turbanti. Diventa tutto vero come quella notte di dicembre di oltre duemila anni fa in Galilea.
E la gente, tanta gente cosciente che il mistero è là, alla fine del percorso. Se i volontari sono come gli angeli che annunciano a tutti la buona novella della nascita del Salvatore, i visitatori si fermano sì davanti alle varie sacre rappresentazioni, curiosano tra gli artigiani e i pastori ,ma poi “senza indugio” si affrettano a salire su per la collina, tra i fuochi e il belare degli agnellini, sin affrettano fin dentro alla grotta per vedere Gesù.