Canto del servo pastore
Testo ispirato dalla Natività di fra Filippo Lippi.
affresco (1467-69) abside del Duomo di Spoleto
Poggiato al suo vincastro
Vigila il servo pastore
Servo del servo di Jhavé
Dalla tettoia bianchi cirri
Tre angeli adoranti
Sulla mangiatoria incastonata
Tra le mura in rovina
Dell’antico palazzo
Dietro un ovile di verdi giunchiglie
Una piccola stalla s’addentra
Nel buio del palazzo in rovina
Mentre l’asino e il bue si affacciano
Sulla soglia dove il Bambino aspetta
Adagiato sulla ruvida creta
Che qualcuno lo vesta e lo riscaldi
Giace come un seme sulla terra fredda
Aspetta su un cretto senza fuoco né paglia
Fiorisce il Bambino di luce ed è fiore
Che la terra d’Israele ha germogliato
Dopo l’attesa delle lunghe notti
E ora chiede amore
Al deserto di rose di sabbia
Lo custodisce la Madonna inginocchiata
E il servo pastore accovacciato
Da destra e da sinistra un piccolo coro
Di pecore e pastori guidati da un Angelo
Ricorda da vicino l’Angelo della cacciata
Ora lo stesso Angelo conduce
Il gregge al suo pastore
Il popolo al suo Sposo – Bambino
Piccola rosa del deserto
Pietra angolare alle fondamenta
Dell’antico palazzo in rovina
Pietra di luce Gesù ridisegna
Ogni cosa il nuovo e l’antico
Il davanzale e la breccia spezzata del muro
Luce da luce – in quella luce
L’interno e l’esterno non esistono più
Ciò che crolla e ciò che resiste
Ciò che si sbriciola e ciò che si ricostruisce
Ciò che nasce e ciò che muore
Tutto si unisce in quella luce
Che dà consistenza alle cose
Gesù è la pietra la luce il monte
La cava da cui si estrae nuova pietra
Calce viva e nuovo germoglio
La terra di Palestina
Ha generato il suo fiore
Sposo Figlio Signore
Si compie il canto del servo pastore
Canto di Giuseppe accovacciato
Sul cretto del deserto in fiore
Antico ceppo del nuovo Israele.