Famiglia Cristiana n° 03 - gennaio 2009
L'EREDITÀ DI UN MAESTRO
CHE OPERA D'ARTE LA VITA DI DALÍ
A vent'anni dalla morte, il più eccentrico dei surrealisti continua a esercitare il suo fascino.
"I vostri stessi occhi", disse Macario, "sono i vostri nemici. I vostri stessi tortuosi pensieri", disse l'anacoreta, "mutano la gente attorno a voi in uccelli e animali. La vostra stessa volontà malata", disse l'uomo dallo sguardo chiaro, "popola il mondo di spettri" (Thomas Merton, Historia Monachorum).
A vent'anni dalla morte del grande pittore catalano Salvador Dalí (1904-1989) si potrebbe forse tentare di giudicare la sua opera con queste parole antiche, che vengono dalla saggezza dei Padri del deserto.
Attratto dalle teorie psicanalitiche di Sigmund Freud e dall'ambiguità del linguaggio delle immagini, Dalí aderì inizialmente al movimento surrealista del poeta francese André Breton, dei pittori René Magritte e Giorgio De Chirico, del regista Louis Bunuel con cui girò anche un film (e altre importanti sceneggiature firmerà l'artista nella sua vita). Ma il suo vero maestro è Leonardo da Vinci, per lo sperimentalismo e la sottile ricerca psicologica.
L'egocentrico Dalí, con grandissima tecnica, "fotografava" sulle sue tele i sogni, gli incubi, le immagini più allucinate e inquietanti della sua mente. Immagini che hanno nella storia dell'arte e della spiritualità un precedente assoluto: le famose Tentazioni di sant'Antonio (di Bosch, di Grünewald), tema affrontato da Dalì in un famoso quadro del 1946. Ecco perché il riferimento iniziale alle parole di Macario può essere un'utile chiave interpretativa.
Anche della sua vita Dalì fece un'opera d'arte, mostrandosi (o nascondendosi) dietro una maschera di attore, di mago, di istrione, di alchimista: baffi e bastone arrotolati come chele, capelli arruffati, occhio indagatore. Trasferì il suo mito in America, abbandonando nel 1936 il movimento surrealista parigino e vivendo oltre oceano come un principe, circondato da una vera e propria "corte dei miracoli".
Ma chi era veramente Salvador Dalí? Breton lo aveva soprannominato "Avida Dollars" ma nessuno può negare l'altezza delle sue opere. Indimenticabili i suoi orologi "molli" che indicano l'inconsistenza del tempo; unico e irripetibile il Cristo di san Giovanni della Croce (1951), visione mozzafiato del Crocifisso visto dall'alto (come dagli occhi stessi di Dio Padre), realizzata ispirandosi a un disegno del grande mistico spagnolo.
Dalle inquietanti e paranoiche visioni surrealiste l'artista approdò negli anni '50 a un nuovo classicismo religioso, dove Gala - la sua amatissima Gala, donna e modella della sua vita (conosciuta nel 1929 e sposata con rito cattolico nel 1958) - diventa la splendida Madonna di Port Lligat. Anche la suggestiva tela Ascensione, in cui il corpo di Cristo si muove nell'orbita logaritmica dei semi di un girasole, è dedicata a lei, che si affaccia sopra la colomba dello Spirito Santo.