Famiglia Cristiana n° 08 - febbraio 2010
LE MERAVIGLIE DI BRESCIA, NEL NOME DEI SUOI MARTIRI
LA BELLA SIGNORA
Undici tele al Museo diocesano. E una guida d'eccezione, don Giuseppe Fusari. Per scoprire che la città ha un immenso patrimonio da valorizzare.
Brescia città d'arte. Non solo Monet, gli impressionisti e Van Gogh. Mostre che hanno portato numeri di presenze da record a Santa Giulia, ex convento benedettino, dove però, ricordiamolo, c'è anche altro da visitare: il museo della città, la pinacoteca, tre chiese; e poi le domus romane, il foro, il tempio e l'anfiteatro.
Brescia brilla di luce propria. Bella signora, forse un po' schiva, nasconde dietro le facciate delle sue chiese e dei suoi palazzi opere d'arte e straordinarie testimonianze delle civiltà che l'hanno costruita: Celti, Romani, Longobardi e Carolingi; l'età comunale e delle signorie; il Cinquecento veneto; e soprattutto la scuola dei grandi pittori bresciani, luce del Rinascimento italiano: Foppa, Moretto, Savoldo, Romanino.
Patroni della città sono i martiri Faustino e Giovita di cui il 15 febbraio ricorre la memoria: due fratelli romani convertiti al cristianesimo e perseguitati proprio perché nobili e romani; battezzati dal vescovo Apollonio, decapitati alle porte di Brescia, nel luogo dove oggi sorge il santuario di Santa Angela Merici. Proprio da uno straordinario ciclo iconografico, dedicato a Faustino e Giovita - 11 tele, l'unico ciclo che oggi sia rimasto a raccontarci la loro "leggenda" -, partiamo per questo piccolo tour alla scoperta della Brescia più bella e nascosta.
Ci guida il giovane direttore del Museo diocesano don Giuseppe Fusari, che proprio in occasione della festa di Faustino e Giovita espone per la prima volta queste enormi tele (cinque metri per tre) disperse e oggi ritrovate e restaurate, opera dei cosiddetti "fiamminghini".
Un grande teatro barocco
L'insieme produce un effetto scenico da grande teatro barocco. Ogni tela è una tappa del viaggio-testimonianza in cui i due giovani martiri sono trascinati per l'Italia dall'imperatore Adriano. Faustino e Giovita escono indenni da ogni tipo di tortura con cui l'imperatore vuole costringerli a sacrificare agli idoli: a Brescia gli idoli si spezzano davanti a loro; a Milano i leoni si rivoltano contro gli stessi aguzzini e le fiamme si dividono intorno ai corpi dei due fratelli; a Roma liberano il dignitario Aureliano da una possessione diabolica; a Napoli, gettati in mare, vengono salvati da un angelo; infine, riportati a Brescia, sono decapitati davanti a una folla che li acclama.
Ed eccoli trionfanti cavalcare in paradiso: le tele, due enormi ante d'organo, aperte ci rivelano l'episodio che ha reso Faustino e Giovita patroni indiscussi della città: il loro intervento miracoloso in difesa della città nel 1438 durante l'assalto delle truppe milanesi.
Ma quali sono gli altri luoghi imperdibili di Brescia? Per don Fusari è un invito a nozze. "Devo proprio dirlo io?", esclama con orgoglio e gli occhi gli luccicano. "Certamente la rotonda del Duomo vecchio con la pala dell'Assunta di Moretto e altre tele dello stesso autore. Poi San Faustino maggiore, dove nella grande urna sull'altare maggiore sono conservati i corpi di Faustino e Giovita, sotto una volta dipinta nientemeno che dal grandissimo Giandomenico Tiepolo con la scena della battaglia, quella della decapitazione e, infine, la gloria dei due fratelli martiri tra i santi Scolastica e Benedetto".
San Giovanni è una galleria d'arte
Altro luogo imperdibile è la chiesa di San Giovanni evangelista, restaurata e illuminata come una vera galleria d'arte: pale d'altare del Seicento bresciano e, nella cappella del Sacramento, 11 tele di Moretto e 11 di Romanino si affrontano, rivelando quanto la scuola di pittura bresciana, che influenzerà lo stesso Caravaggio, abbia dato alla storia dell'arte mondiale.
Ancora, non ci si aspetta di trovare a Brescia un capolavoro di Tiziano. è il Polittico Averoldi nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso: Cristo risorto danza nel cielo con mirabile potenza; gli fa da contrappunto, in basso, un altrettanto imponente san Sebastiano morente.
Infine, ci permettiamo di sussurrare un consiglio all'orecchio di chi, in questi mesi, verrà a Brescia per la mostra Inca. Origini e misteri della civiltà dell'oro (aperta fino al 27 giugno al Museo Santa Giulia): prendetevi qualche ora in più, girate la città con calma a piedi. E soprattutto siate curiosi. Scoprirete che l'oro dell'arte, a Brescia, è di casa.