Famiglia Cristiana n° 09 - marzo 2009
LE MOSTRE DA NON PERDERE
DELLA ROBBIA, IL GENIO IN FORMATO FAMIGLIA
Recuperando l'antico segreto della terracotta invetriata, raggiunsero risultati eccelsi. Borghi, città e conventi toscani ne furono segnati, ma furono richiesti anche in Europa.
Gira e rigira l'argilla nelle mani del vasaio... è un tema biblico quello che si collega all'arte di modellare la creta, smaltarla, cuocerla, renderla preziosa. E biblici sono i temi delle grandi e famose terrecotte invetriate, firmate dal nome di una grande famiglia fiorentina del '400-'500: i Della Robbia.
Queste opere, con i loro vivaci e brillanti colori, segnano borghi, città e conventi e rappresentano una specie di simbolo stesso della toscanità. Fu il capostipite Luca (1399-1482) a riscoprire e applicare i segreti dell'antica arte della terracotta invetriata. Scrive Vasari: "Avendo una meravigliosa pratica nella terra, la quale diligentissimamente lavorava, trovò il modo di invetriare essa terra co'l fuoco, in una maniera che è non la potesse offendere né acqua né vento. E riuscitoli tale invenzione, lasciò dopo sé eredi i figliuoli di tal secreto". In realtà, il segreto veniva dall'Oriente e, attraverso Romani e Bizantini, si era trasmesso alla Spagna araba.
E in Toscana, ad Arezzo, ritornano per una grande mostra alcune tra le terrecotte robbiane sparse in Italia e all'estero (da Firenze, Roma, Milano, Parigi e Rouen). In tutto, sono presenti in mostra 140 pezzi, compresi disegni e altri manufatti artistici, per istituire un confronto con le arti del tempo. Ma poi la mostra si estende al territorio circostante.
Come l'esposizione di Arezzo vuole dimostrare, queste opere - ottenute attraverso una seconda cottura della maiolica che ne vetrifica lo smalto - nulla hanno da invidiare alle opere della grande arte fiorentina. I Della Robbia erano, infatti, grandi maestri anche nella scultura in marmo e Luca fu allievo di Nanni di Banco, contemporaneo di Donatello e Ghiberti. La tecnica della terracotta invetriata conferiva anzi, dal punto di vista estetico-emozionale, un valore aggiunto ai soggetti rappresentati: una schietta vena religiosa che bene si adattava alla spiritualità dei conventi degli ordini mendicanti del '400, Francescani e Domenicani, sposandola al rigore e alla sobria semplicità dell'arte rinascimentale.
I personaggi sacri, di un bianco purissimo, levigato e brillante, spiccano su fondali blu cobalto, e alla loro preziosa bicromia si aggiungono i colori vivaci di cornici e ghirlande.
La Verna e il convento di San Marco
Una visita particolare merita il convento francescano di La Verna, dove san Francesco ricevette le stimmate e dove lavorarono Andrea (1435-1525), nipote di Luca, e Giovanni (1469-1525), terzogenito di Andrea. Giovanni lavorò per i Domenicani, a partire dal famoso convento di San Marco, dove vissero Beato Angelico e Girolamo Savonarola.
Se il sapiente modellato di queste terrecotte gareggiava con il meglio della scultura rinascimentale fiorentina, l'impeccabile prospettiva del grande architetto Filippo Brunelleschi vi era applicata alla perfezione; lo stesso Brunelleschi si innamorò di questa tecnica "per esterni", tanto da utilizzarla con successo, al posto del mosaico, nei medaglioni che corrono lungo la facciata del famoso Spedale degli Innocenti, eseguiti da Andrea Della Robbia.
Dall'attivissima bottega fiorentina di via Guelfa, le commissioni si moltiplicarono in Europa. Luca lavorò per il Portogallo, Andrea mandò a Londra una sua Pietà, Giovanni si trasferì alla reggia di Fontainebleau, per eseguirvi decorazioni vitree.
I DELLA ROBBIA
Il dialogo tra le arti nel Rinascimento
Arezzo - Museo Statale d'Arte Medioevale e Moderna
21 febbraio - 07 giugno 2009
Per ulteriori informazioni visitare il sito: http://www.mostradellarobbia.it