Famiglia Cristiana n° 11 - marzo 2006
UNA GRANDE MOSTRA A ROMA CELEBRA L'ARTISTA DEI COLLI LUNGHI E DELLE CARIATIDI
MODì E I SUOI ANGELI
Amedeo Modigliani e la sua ricerca di una bellezza ideale, tra la suggestione di sculture arcaiche e la grazia del 400 italiano. Nel segno della modernità.
Un italiano nella Parigi d'inizio secolo. Un toscano intriso di genio e italianità che si aggira per le strade della Ville lumière in completo di fustagno maremmano declamando Dante, Leopardi e Carducci; e con negli occhi le donne e le Madonne di Botticelli. Un nostro grande artista nella Montmartre di Picasso e Braque; e poi nella Mont-parnasse di Delaunay e Leger, sulla rive gauche della Senna, città dei futuristi e degli intellettuali.
"Ma che attrazione poteva provare per la velocità, il dinamismo e la città che sale un artista che per tutta la vita metterà il modello in posa", scrive Lea Mattarella in uno dei saggi del catalogo (Skira) che introducono la mostra Modigliani, aperta fino al 20 giugno a Roma al Vittoriano? Dopo il bagno d'obbligo nell'arte dei suoi contemporanei francesi (futurismo, cubismo, Matisse e i fauves) e soprattutto dopo il confronto con Cézanne (il vero padre della pittura moderna, morto nel 1907 e punto di riferimento nei suoi ritratti) Amedeo Modigliani (1884-1920) continuerà a pensare, disegnare, scolpire e dipingere al modo suo - il toscano - secondo una tradizione ininterrotta che va da Giotto ai macchiaioli (aveva studiato da un allievo di Fattori).
Altro incontro fondamentale per Modigliani a Parigi sarà quello con lo scultore rumeno Constantin Brancusi: la linea dura e sintetica delle sue sculture dalle forme chiuse, isolate, totemiche, lo attraevano. Modigliani era affascinato dal disegno (studiò nudo a Firenze e a Venezia) e dalla scultura, soprattutto primitiva e arcaica: quella etrusca della sua terra nativa e poi quella orientale (africana e asiatica) conosciuta al museo etnografico del Trocadero.
Maschere in cerca di luce
Ma soprattutto lo entusiasmava la statuaria egizia scoperta al Louvre. "Disegnò la mia testa in acconciatura di regina egizia o di danzatrice, e sembrò tutto preso dalla grande arte dell'antico Egitto", scriveva Anna Achmatova, ventenne poetessa russa che frequentò il ventiseienne Amedeo e gli fece da modella per le sue Cariatidi. Modì era uno di quei pochi artisti con cui si potesse discutere di poesia: Verlaine, Mallarmé, Valery e il Baudelaire dei Fleurs du mal così vicino ai suoi angeli decaduti. Icone della modernità. Maschere che cercano la luce.
Per Modigliani l'ideale della bellezza femminile - tra eros e purità - era la molla che faceva scattare la sua arte: intensi ritratti interiori di malinconica voluttà, così simili a quelle maschere funerarie scolpite che erano state la sua giovanile passione. Icone che derivavano dagli antichi ritratti egizi del Fayyum, maschere prese sul calco dei defunti ma che, invece che appartenere a un al di là dal quale ci guardano (come le icone bizantine), guardano in sé stessi, nel proprio subconscio.
Occhi spesso vuoti, senza pupille, dove l'azzurro non indica il cielo ma quel vuoto in cui il pittore scavava per scoprire un'identità, tradurre una fisionomia interiore in superficie pittorica, in una linea perfetta, sinuosa. Gotica. Botticelliana. Colli allungati come gambi su cui il fiore del volto sbocciava in ovali limpidi, languidi, perfetti. E nasi allungati a divinizzare quei volti.
Poi, come nelle antiche icone, Modigliani dipinge sullo sfondo il nome del soggetto - il logo che lo identifica - e l'arte della parola sacralizza identità laiche: il dottor Paul Alexandre primo suo estimatore (1907); lo scultore Constantin Brancusi (1909); la poetessa Anna Achmatova, (1910); Beatrice Hastings con cui Amedeo intrattenne una stabile relazione (1914-16); il poeta polacco Leopold Zborowski, suo grande amico e mecenate (1916); la diciannovenne pittrice Jeanne Hébuterne (1917), dalla quale Amedeo avrà una figlia, Jeanne.
Il ritrattista di Montparnasse
Segue una teoria interminabile di volti di poeti, pittori, collezionisti e comparse che Modigliani, per pochi franchi, ritraeva seduto a un famoso crocicchio di Montparnasse, la Rotonde: "Per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti". Ma poi trasformava quei volti in icone di un'ideale bellezza che aveva nel sangue.
La mostra riassume questi percorsi: i disegni delle Cariatidi (13) che, tradotte in sculture (in mostra una sola testa), avrebbero dovuto sostenere un tempio ideale dedicato alla Voluttà; i Grandi nudi (3) del periodo dopo il 1917, sintesi di voluttà e purezza, corpi di donne in primo piano adagiati mollemente come altrettanti voluttosi paesaggi collinari toscani; infine i numerosissimi Ritratti (37) - la sua vera ossessione -- e gli amatissimi disegni e acquarelli (32) .
Cosa cercava Modigliani? Un'originaria primitiva purezza perduta? La beatitudine di uno sguardo purificato dalla tristezza di quel male di vivere che già affliggeva l'alba del XX secolo? Modigliani sopravvisse ai bombardamenti su Parigi rifugiandosi in Costa Azzurra con Jeanne, la figlia neonata ela famiglia Zborowsi. Ma non sopravvisse all'altro suo male - la tubercolosi -, che se lo portò via a soli 36 anni, il 24 gennaio 1920.
Solo due giorni dopo Jeanne Hébuterne si toglieva la vita per disperazione, mentre nel grembo attendeva da Amedeo un'altra creatura. Iniziava (o continuava così) quel terribile periodo, per l'arte e per la storia, che fu il XX secolo; un secolo in cui gli angeli delle tenebre e della luce si sarebbero a lungo combattuti; un secolo in cui ogni ambiguità, nell'arte e nella vita, doveva essere a tutti i costi affrontata.