Famiglia Cristiana n° 12 - marzo 2007

ALLA PINACOTECA AMBROSIANA ICONE E MANOSCRITTI

IL VOLTO SACRO DELLA BULGARIA

La mostra presenta i tesori di un Paese appena entrato nella Ue e che ha saputo conservare testimonianze preziose del suo passato.

L'arte e la bellezza sono il modo migliore per comunicare tra popoli, culture e fedi diverse. Se pensiamo che, più di mille anni fa, i popoli slavi aderirono al cristianesimo ortodosso dopo che gli inviati del principe Vladimir erano ritornati da Costantinopoli abbagliati dalla bellezza della liturgia bizantina, facciamo fatica a capire le proteste di qulache giorno fa sul trasferimento dell'Annunciazione di Leonardo da Vinci dagli Uffizi a Tokyo. Quale modo migliore abbiamo (e hanno i popoli) di farsi conoscere e apprezzare dai "lontani", se non attraverso l'arte?

In questo dà il buon esempio un Paese che si è appena affacciato all'orizzonte della nuova Europa: la Bulgaria, da gennaio diventato membro con la "consorella" Romania dei 27 Paesi dell'Unione. Come biglietto da visita, per presentarsi alla comunità italiana, il console bulgaro di Milano Ivo Ivanov ha scelto - con lungimiranza - di far venire da Sofia una raccolta di splendide icone (dal XIV al XIX secolo) e manoscritti (dal IV al XVII). Mostrandoci così il volto antico e sacro di un Paese dove solo nel 1990 si sono potute tenere libere elezioni.

Potremo dunque ammirare questi capolavori a Milano, alla mostra La tradizione ortodossa bulgara. Icone e manoscritti dal IV al XIX secolo, che si terrà alla Pinacoteca Ambrosiana dal 29 marzo al 1° luglio. "è la prima volta che un materiale liturgico così consistente come numero e qualità di opere - 27 icone e sette manoscritti - esce dalla Bulgaria, uno dei Paesi rimasti più isolati dall'occidente fino alla caduta del Muro", commenta monsignor Marco Navoni, studioso dell'Ambrosiana, che sta organizzando l'evento in collaborazione con il consolato bulgaro aperto a Milano nel 2005. "Del resto, la liturgia e l'arte sacra sono stati per secoli il veicolo che, prima sotto il dominio non cristiano dei turchi ottomani, poi sotto quello anti cristiano del comunismo sovietico, hanno permesso di mantenere vivo nel popolo bulgaro il legame con la propria tradizione religiosa. Va però messo in evidenza", prosegue Navoni "che rispetto alle icone russe, che ormai conosciamo molto bene, l'arte sacra bulgara è ancora tutta da scoprire".

Questa mostra ha dunque il pregio di mostrarci i manufatti liturgici del lungo medioevo bulgaro; periodo che, dall'epoca della conversione al cristianesimo (avvenuta nell'anno 865 per l'opera di evangelizzazione di Cirillo e Metodio), durò in realtà fino alla caduta dell'Impero turco, nel 1878. Nel frattempo la Bulgaria, se si eccettuano due secoli di indipendenza (dal 1186 al 1396), gravitò prima nell'orbita dell'Impero bizantino (972-1186) e poi fu sottoposta al gioco dell'Impero dei turchi ottomani che nel 1453 conquistarono Costantinopoli.

La preziosa opera dei monasteri

"Preziosa è stata dunque l'opera di mediazione del console Ivanov che, attraverso il ministero degli Esteri e della Cultura di Sofia e grazie a contatti con il Patriarcato ortodosso, ha ottenuto questi significativi prestiti", sottolinea Navoni. Le icone sono di proprietà statale, mentre i manoscritti vengono da alcuni dei numerosi monasteri sparsi in tutta la Bulgaria, tra cui quello famoso di Rila. è a questi centri monastici che la Bulgaria deve la sopravvivenza della sua cultura religiosa. Nei monasteri l'uso di copiare manualmente i testi sacri - così come di dipingere le icone - è rimasto vivo fino ai giorni nostri: per questo, è possibile parlare di un lungo, provvidenziale "medioevo".

"Con questi prestiti la Chiesa ortodossa bulgara dà un segnale forte di apertura e ci auguriamo la presenza di qualche suo membro all'inaugurazione della mostra", conclude Navoni, ricordando che, di recente, la diocesi ambrosiana ha messo a disposizione della comunità bulgara una chiesa a Milano per celebrare la liturgia ortodossa. Una liturgia che si celebra rigorosamente in paleoslavo: lo slavo ecclesiastico antico (lo stesso dei manoscritti che saranno esposti all'Ambrosiana) e che corrisponde al nostro latino, essendo alla radice delle lingue nazionali slave. Copiare a mano icone e manoscritti conferisce ancora oggi a questi oggetti liturgici un senso di sacralità. Qualcosa che noi europei abbiamo perso e che dobbiamo di nuovo imparare.