Famiglia Cristiana n° 16 - aprile 2012
DESTINATI ALLA RESURREZIONE
Il Dio d'Israele è un Dio che agisce e si rivela nella storia in un percorso pedagogico che, attraverso la parola dei patriarchi, dei profeti e dei re, conduce il Suo popolo ad amarlo come l'unico e vero Dio. Sull'argomento, al centro del volume Un Dio fedele alla storia di Bruno Maggioni, proposto da Famiglia Cristiana per la Biblioteca universale cristiana (Buc), abbiamo interrogato un grande storico cattolico: Franco Cardini.
- Professore, qual è il testo dell'Antico Testamento che lei ama di più?
"La mia sensibilità mi spinge a preferire il libro di Giobbe, che presenta il dramma umano e le sue contraddizioni dinanzi alla volontà di Dio. Il mio senso civico mi fa prediligere il libro di Esther, che racconta la tragedia della perdita della libertà e i sacrifici necessari per recuperarla. Come storico invece sono particolarmente interessato dalla vicenda di re Salomone: lo splendido fallimento di un uomo grande, potente, saggio, che davanti alla volontà di Dio vede naufragare i suoi progetti; poi la tensione che c'è in lui tra funzione e carisma poetico-profetico; infine la sua figura di sovrano che governa un territorio "eccentrico" e "marginale" come lo Stato d'Israele, ma che deve fare i conti con la cultura egizia, assiro-babilonese e arabo-africana, con tutte le difficoltà che da ciò derivavano".
- Cosa succede dopo Salomone?
"Il popolo eletto, detentore della Rivelazione dell'unico Dio, è sottoposto alle tentazioni dei popoli vicini: paganesimo, politeismo, magia. La tragedia del popolo d'Israele inizia con i due figli ed eredi di Salomone e si concluderà con la tragedia della profanazione ellenistica, alla quale segue la rivolta dei Maccabei, le guerre giudaiche e infine la diaspora".
- Passando al Nuovo Testamento, come si inserisce in questo contesto la figura del Messia?
"Cristo indica a Israele una strada diversa, ma né i sadducei collaborazionisti né i fanatici zeloti lo hanno ascoltato. Gesù invita ad amare Dio con tutte le forze e il prossimo come sé stessi, riassumendo così il senso della Scrittura e proiettandolo sulla storia intera dell'umanità".
- La nascita di Gesù divide la storia in due, prima e dopo Cristo. Ci aiuti a capire meglio questo passaggio.
"Questo passaggio è riassunto nelle beatitudini, come ha espresso così bene il cardinale Carlo Maria Martini nel saggio Il discorso della montagna. Meditazioni (Mondadori). Cristo è l'unico, vero rivoluzionario, è l'asse della Storia e i secoli gli danzano attorno. Gesù ha spiegato che l'elezione del popolo d'Israele da parte di Dio è solo "figura", simbolo del progetto divino che consiste nel recuperare l'intera umanità caduta con il peccato originale e realizzare in essa quel progetto d'Amore che sarà rivelato alla fine dei tempi".
- Come credente, come si pone davanti alla testimonianza della Risurrezione?
"Non ho nulla da dimostrare e nessuno può chiedermi di dimostrare nulla: la Risurrezione è oggetto di fede, non di ragione. Fede e ragione non sono in contrasto, possono coesistere e confermarsi reciprocamente; ma non sempre e non necessariamente. Sul piano della Risurrezione come evento reale, la fede non ha niente da suggerire alla ragione, e questa non ha alcun argomento da opporre a quella".
- Oggi è poco sviluppata una lettura teologica della storia, il tentativo cioè di dare un senso agli avvenimenti che riguardano il destino dei popoli. Lei da storico credente come leggerebbe il nostro tempo in una prospettiva di fede?
"Il momento storico che stiamo vivendo deve essere letto, come ogni altro tempo, nella duplice lettura provvidenzialistica ed escatologica. Credo che oggi i cristiani siano chiamati a porsi il problema di come Dio, nel suo piano provvidenziale, stia guidando gli eventi. Il nostro tempo, come qualunque altro tempo, è un momento della Rivelazione che ci prepara ai "quattro novissimi": morte, giudizio, inferno e paradiso. è giusto che ciascuno di noi guardi ai segni dei tempi e attenda la fine, sapendo che essa coinciderà con la fine di un ordine naturale e storico, non con la fine di tutto. Anzi, sarà quello l'inizio di un cielo nuovo e di una terra nuova".
UN POPOLO IN CAMMINO VERSO LA RISURREZIONE
Due domande percorrono la Bibbia: "Chi è Dio?" e "Chi è l'uomo?". Il biblista e teologo Bruno Maggioni, in Un Dio fedele alla storia (il volume della Biblioteca universale cristiana che sarà allegato al numero di Famiglia Cristiana disponibile dal 19 aprile ) sottolinea la gradualità pedagogica con cui Dio nell'Antico Testamento, e poi nel Nuovo, si rivela nella storia. Nel passaggio dal nomadismo alla vita stanziale la fede nel Dio unico si fonda sulle leggi descritte nel Deuteronomio. La tradizione sapienziale si affida alla ragione e alla ricerca di una universalità. L'esilio di Babilonia sembra segnare la fine d'Israele e invece esprimerà l'attesa messianica, tenuta viva dai profeti Ezechiele e Isaia. Nel libro di Giobbe il protagonista riacquista il suo "benessere", mentre l'autore del Qoèlet è radicalmente disincantato. Il libro della Sapienza afferma che Dio non abbandona il suo fedele dopo la morte. Nel tardo post-esilio si sviluppa una spiritualità apocalittica. Con la venuta di Cristo la "coralità" del popolo d'Israele si esprime nella fede nella Risurrezione e nell'annuncio del Vangelo.