Famiglia Cristiana n° 18 - aprile 2006
COLLANA ARTE E FEDE NEI LUOGHI DELLO SPIRITO
TERZO VOLUME: IL VENETO
TEMPLI MAGNIFICI SI SPECCHIANO NELL'ACQUA
Il santuario dedicato a Sant'Antonio a Padova, gli antichi insediamenti lagunari, il culto delle immagini mariane, sparse in tutta la regione. E i tesori d'arte e fede a Venezia.
Monsignor Antonio Niero, canonico, penitenziere e procuratore di San Marco, ha dedicato la vita allo studio della civiltà cristiana veneziana, la sua storia, l'arte e la pietà popolare. Ci facciamo accompagnare da lui in questo viaggio affascinante che si svolge in gran parte sull'acqua.
- Monsignor Niero, partiamo dal santuario di Sant'Antonio a Padova, una delle mete più amate dai flussi del turismo religioso...
"Il popolarissimo frate francescano morì nel 1231, a meno di 40 anni, e già poco tempo dopo sorgeva il grande santuario d'impianto romanico su cui si innestarono forme arabeggianti, bizantine e veneziane. I fedeli si muovevano in barca da Venezia per raggiungere il santuario del "santo", sui canali del Brenta. Padova era compresa nei territori della Serenissima, che con la pace di Lodi del 1554 dominava infatti dall'Adda lombardo all'Isonzo friulano; così il culto di sant'Antonio si diffuse attraverso la Serenissima nel dominio de tera e nel dominio de mar fin oltre l'Adriatico, in Istria, Dalmazia e nell'isola di Candia. Nel 1644-1669 Venezia si affidò a sant'Antonio come copatrono con san Marco nella guerra contro i turchi, ma alla fine fu costretta a perdere Candia. Nel '700 e nell'800 l'immigrazione veneta diffuse il culto di sant'Antonio in Germania, nei Paesi dell'Est e addirittura in America latina. Per la festa del santo del 13 giugno ricordo, soprattutto nel settimo centenario e nell'Anno santo, i figli degli immigrati vestiti col saio come tanti piccoli sant'Antonio giocare nella piazza. Molti pellegrini venivano e ancora vengono a piedi dal Veneto e anche dal Friuli per sciogliere un voto".
- Da Venezia in traghetto si può raggiungere Burano e poi, chiedendo a qualche pescatore, raggiungere l'affascinante isola di San Francesco del deserto...
"Quest'isoletta, dove, secondo la tradizione, san Francesco si sarebbe fermato di ritorno dal suo incontro con il sultano turco, fu costruita proprio ai tempi di sant'Antonio di Padova ed è un gioiello di architettura francescana primitiva, oltre che un paradiso terrestre rallegrato dal canto di innumerevoli uccelli. Molti prenotano un soggiorno di due o tre giorni per ricrearsi nel silenzio e nella pace di questo luogo, cullati dalla marea che ogni sei ore si ritira e poi risale intorno alle mura del convento".
- Da qui, nelle giornate limpide, si può vedere da lontano il campanile dell'antico insediamento di Torcello...
"L'isola di Torcello fu sede di un'antica e illustrissima diocesi, che, dopo Napoleone, nel 1818 fu sottomessa al patriarcato di Venezia. Rimasero in piedi la cattedrale di Santa Maria, la maestosa torre e il cosiddetto "martirio" di Santa Fosca. La cattedrale antichissima fu rifatta dagli Orseolo nel 1008, come testimonia il cronista Giovanni Diacono. L'interno è a tre navate e il paramento murario della facciata interna nord, senza finestre, consente al sole di illuminare la straordinaria pagina di mosaico che la ricopre, con il Giudizio universale. Nell'abside, dalla parte opposta, la Vergine con il Bambino sembra scendere dall'alto circonfusa dalla luce del fondo d'oro a mosaico, mentre sotto di lei si svolge il corteo primaverile degli apostoli. La Vergine ha tra le mani un fazzoletto con cui asciugarsi le lacrime: è la Mater dolorosa; più si fissano i suoi occhi, più essi prendono vita, penetrano nello spirito di chi li contempla. Questi mosaici sono antichissimi, datati tra il 1008 e l'inizio della prima crociata, nel 1095".
- Concludiamo il nostro viaggio al santuario di Santa Maria della Salute, affacciato sul Canal Grande.
"Nel 1630 il Senato veneziano promette alla Vergine di erigere un santuario se salverà Venezia dalla peste. Un anno dopo inizia la costruzione del grande santuario, che viene affidata all'architetto Baldassarre Longhena, che la concepisce come una corona del Rosario. Bisogna notare che la sensibilità al culto mariano che avrebbe caratterizzato poi tutto il '700 subentra alla spiritualità post-tridentina cristocentrica in cui sorse la basilica del Redentore del Palladio, durante la peste del 1557. Sulla cupola centrale della Salute, la statua della Madonna con il bastone di capitana de mar, l'ammiraglia che guida la nave della Chiesa e della Repubblica. A perpendicolo, 50 metri più sotto, sul pavimento, cinque rose in marmo di Siena rappresentano alcuni misteri del Rosario. Il motivo delle rose si ripete sotto la cupola e i 15 gradini che dal Campo della Salute salgono alla chiesa ricordano i 15 misteri del Rosario e anche i 15 gradini del tempio di Salomone, omaggio alla chiesa del Redentore del Palladio, di cui il Longhena fu allievo".