Famiglia Cristiana n° 18 - maggio 2008
INCONTRO CON FRA SIDIVAL FILA, ARTISTA E SACERDOTE
IL CANTICO DELLA MATERIA
Dal Brasile a Roma per studiare, fa il barman e si fidanza. Ma poi molla tutto per parlare del Creatore alle creature.
Siamo a Frascati, nel convento di San Bonaventura dei frati minori francescani. Davanti a noi corrono, lungo le pareti del chiostro, i grandi quadri-sculture di fra Sidival Fila, artista brasiliano dai profondi occhi scuri e dal sorriso luminoso. Queste opere, accompagnate da brevi poesie, colpiscono per le dimensioni e la varietà di materiali utilizzati: strati di cartone sfogliati e intrecciati a una vecchia rete metallica arrugginita si trasformano, con l'aggiunta del colore, in "impossibili" fusioni in bronzo; tanto che ti avvicini per toccarle e capire di cosa sono fatte.
Poi vecchie stoffe di canapa e lino tese sul telaio, rammendate col filo e "fissate" sotto strati cangianti di materia-colore, diventano sculture vive. E ancora sfere di polistirolo, lische di pesce, chiodi da calzolaio e stuzzicadenti, sabbia e ruggine imprigionati alla tela ritrovano la loro unità sulla superficie del quadro, comunicando una sensazione di equilibrio e armonia. Come la musica silenziosa che sprigiona da quelle enormi tele monocrome
Per entrare in comunicazione con queste opere d'arte - "strane" a prima vista - bisogna muoversi avanti e indietro, come ci suggerisce fra Sidival, per cogliere sotto diverse angolazioni di luce la loro capacità di trasformarsi in materia pulsante e viva. Si tratta di arte informale: un genere che non ha alcun riferimento figurativo e, tanto meno, religioso; e che non ti aspetteresti che uscisse dalle mani di un frate-artista. Ma a guardarle bene, senza pregiudizi, queste opere a poco a poco ci aiutano a guardare dentro di noi, a ritrovare nella parte più nascosta del nostro spirito il punto di sutura che ci lega, come un cordone ombelicale, alla nostra origine. A Dio.
Dipinge dopo 18 anni di "silenzio"
Anche la storia di fra Sidival è particolare e ha lo stile e la semplicità imprevista delle "chiamate di Dio" che rompono gli schemi umani. Sidival Fila nasce nel 1962 ad Arapongas, nello stato brasiliano del Paranà; studente d'arte a San Paolo, dopo il militare decide di venire in Italia per approfondire le sue conoscenze artistiche. A Roma fa il barman nei locali brasiliani per pagarsi gli studi.
Nel frattempo si innamora di una ragazza e sembra ormai avviato al matrimonio. Poi, dopo un viaggio in Spagna, la chiamata di Dio. Lascia la fidanzata, mette da parte l'arte, entra nell'ordine dei figli di san Francesco; consacrato sacerdote, svolge la sua attività pastorale al Policlinico Gemelli e, come volontario, nel carcere di Rebibbia. Trasferito a Frascati come maestro dei novizi, dopo 18 anni di silenzio fra Sidival ritorna all'arte. L'occasione sono alcuni crocifissi da restaurare in convento. Riscopre l'amore per la materia. Ma non ha il mito del genio. Per lui l'artista è solo colui che indica la via della bellezza, non la crea ma la mette in evidenza; un po' come Giovanni Battista che indica Cristo.
E nei quadri di fra Sidival protagonista è la bellezza di una materia antica, segnata dal tempo, che egli pazientemente valorizza, rielaborandola come un alchimista e trasformandola in materia viva e attuale, come i quadri di Jackson Pollock, caposcuola dell'action painting (arte gestuale), corrente artistica a cui Sidival si ispira. Con un amore francescano ai materiali più poveri che diventano, sotto le sue dita, prezioso tramite al Mistero, rivelando possibilità impensate.
La riposta del pubblico è stata una sorpresa per lo stesso Sidival che, in due settimane di mostra, ha venduto tutte le opere di cui aveva riempito il convento; ma soprattutto ha incontrato persone che in chiesa non avrebbero mai messo piede. E che invece, attraverso l'arte, hanno trovato in lui una guida e un amico. Alcuni hanno chiesto di confessarsi; altri, pur non essendo sposati in chiesa, di battezzare i loro figli. E questo è ciò che conta per fra Sidival: attraverso l'arte parlare alla gente. E cita sua eccellenza monsignor Gianfranco Ravasi (presidente del Pontificio consiglio per la cultura) e il suo impegno perché la Chiesa torni a essere protagonista della cultura contemporanea.
La lezione: dall'arte alla vita
Per Sidival l'arte sacra figurativa, forse, ha fatto il suo tempo. In un'epoca in cui tutti possono accostarsi direttamente alla parola di Dio, senza la mediazione delle immagini, sono necessarie forme nuove d'arte sacra. Così, dopo avere consacrato il pane e il vino sull'altare, Sidival cerca ogni giorno di consacrare anche la materia più comune perché, attraverso la sua semplicità e bellezza, parli ancora del Creatore alle creature.
Il treno dell'arte passa dunque da qui, dal convento di Frascati. Anche fisicamente, passa proprio sotto le finestre del studio di Sidival, dove un enorme pino marittimo, che sembra una scultura astratta, come una sentinella guarda lontano, giù verso Roma. Sulla strada del ritorno la lezione di Sidival diventa operativa. In stazione, senza accorgermi, guardo con occhi diversi i fili dell'erba che pazientemente circondano ogni pietra dell'acciottolato; o la sbrecciatura del muro che scopre una fila di mattoni rosso-fuoco; o, ancora, il disegno della giacca del signore che sale davanti a me sul treno. Si parte e la campagna scorre via veloce. Astratta e informale.
E persino le nuvole e i tasti del cellulare diventano materia viva in quel riflesso improvviso di luce.