Famiglia Cristiana n° 18 - aprile 2011
BEATO LOLO, DALLA CRONACA AGLI ALTARI
è il primo giornalista laico beatificato. Il testo di un suo articolo letto nel giorno in cui la Chiesa ne fa memoria. Così ha appena stabilito la commissione per il culto dei santi.
Manuel Lozano (detto Lolo) con la sorella, che scrive a macchina per lui. C'è sempre una prima volta in tutto. E la storia che stiamo per raccontarvi unisce addirittura due primati. Il primo: l'ingresso di un giornalista nell'album dei santi. Si tratta del giornalista spagnolo Manuel Lozano Garrido beatificato il 12 giugno 2010 a Linares, sua città, dove per trent'anni si è occupato di cronaca locale per varie testate nonostante fosse paralizzato e negli ultimi anni anche cieco.
Il secondo primato è che un suo articolo (apparso l'8 aprile 1963 sull'agenzia Prensa Asociada e rilanciato da sette testate) è entrato addirittura nella liturgia come seconda lettura della Messa del 3 novembre, giorno in cui si fa memoria di questo cristiano eccezionale, un giornalista che ha molto sofferto ma che ha saputo amare la Verità con la vita prima che con la penna. In questo articolo il beato Manuel Lozano (detto Lolo) racconta ai suoi lettori l'esperienza curiosa da lui fatta di osservare il mondo attraverso il foro di una mano del crocifisso che pendeva dal suo letto e in cui un chiodo si era allentato: "La verità è che mai, Gesù, mi sono visto tanto vicino alla tua figura. Siamo così vicini che mi è venuto in mente che i fori delle tue mani sono buone lenti, le migliori, per vedere e certificare la verità del mondo".
E prosegue: "Ciò che si vede è un mondo come in bilico, e visto che lo stiamo guardando da una finestra tonda si nota subito la verità della tua offerta nei confronti degli uomini, quella sensazione di un cielo con gradini in cui tutti salgono dando la mano a un fratello maggiore".
Con la stessa originalità Lolo aveva composto un "Decalogo del giornalista" di stringente attualità e che riportiamo qui di seguito:
I. Ringrazia l'Angelo che ha inciso sulla tua fronte la stella della Verità e la abbellisce ogni momento.
II. Ogni giorno dai luce al tuo messaggio con il dolore, perché la Verità è una favilla che si radica dal cielo e brucia le viscere, per illuminare, ma tu abbi cura di portarla dolcemente fino al cuore dei tuoi fratelli, affinché possa riposare pura e gioiosa come una carezza.
III. Quando scrivi, lo devi fare in ginocchio, per amare; seduto, per giudicare; eretto e potente, per combattere e seminare.
IV. Apri timorosamente i tuoi occhi a ciò che vedi e lascia che ti si riempia di linfa e di freschezza il cavo della mano, affinché gli altri possano toccare il miracolo della vita palpitante quando ti leggono.
V. Il buon pellegrino della parola pagherà con la moneta della franchezza la porta che gli si apre nell'albergo del cuore.
VI. Lavora il pane dell'informazione "pulita" con il sale dello stile e il lievito dell'eternità e servila trasformata dall'interesse, ma non usurpare al lettore la gioia di assaporare, giudicare e assimilare
VII. Tu sei albero di Dio. Chiedigli che ti faccia quercia; duro e impenetrabile all'ascia dell'adulazione e alla corruzione, ma con la sua fronte nei rami nell'ora del raccolto.
VIII. Se il tuo silenzio viene chiamato sconfitta perché manca la luce all'appuntamento, accetta e taci. Povero l'idolo che ha i piedi di terracotta nella menzogna. Ma attenzione, quando è l'ora, alla vanagloria del martire quando le parole non vengono pronunciate per codardia.
IX. Tagliati la mano che va a macchiare, perché gli spruzzi nei cervelli sono come le loro ferite, che non possono essere curate mai.
X. Ricordati che no sei nato per la stampa a colori. Né dolciumi, né piatti piccanti: servi meglio il buon cibo della vita limpida e piena di speranza, come è.
Come indica la breve biografia che si legge nell'ufficio delle letture del 3 novembre, Manuel Lozano Garrido "nacque a Linares (Jaén) il 9 agosto 1920, apparteneva all'Azione Cattolica e a 16 anni mise a repentaglio la sua vita per distribuire l'Eucaristia negli anni della persecuzione religiosa, motivo per il quale venne arrestato.
Per più di 28 anni soffrì per la malattia che lo portò alla paralisi totale e alla cecità. Seppe superare i suoi dolori con gioia, profonda preghiera e intensa vita di fede, dedicandosi al giornalismo ed essendo un fecondo scrittore. Fondò l'opera pia 'Sinai: gruppi di preghiera per la stampa. Morì a Linares il 3 novembre 1971".