Famiglia Cristiana n° 20 - maggio 2006
ALLA SCOPERTA DELLE ANTICHE "RIDUZIONI" DEI GESUITI
LE CITTà DI DIO NELLA FORESTA
Come nel film Mission, gli indios della foresta amazzonica incontrarono nel cristianesimo la possibilità di vivere la bellezza e la dignità della loro cultura.
Nostra Signora di Loreto, Argentina
Foresta tropicale. Pioggia e alcune rovine di pietra rossa, porosa. Un grande albero scende con le sue radici lungo un muro diroccato, sulla sommità del quale è riuscito a impiantarsi e a prosperare. "è la natura che abbraccia il tempio: la casa del suo Creatore", dice padre Aldo Trento, il sacerdote italiano che, dopo averci fatto visitare la sua missione ad Asunción, in Paraguay (Famiglia Cristiana n. 19), ci accompagna ora in questo tour-pellegrinaggio alle antiche reducciones gesuitiche. O a ciò che resta di quelle che furono un tempo isole felici per gli indios, piccole città-stato nella foresta dove regnava la legge di Dio, e dove il popolo nomade guaraní trovò per un lungo periodo (almeno dal 1600 al 1760) la dignità, la libertà e il benessere.
Il nostro itinerario - un migliaio di chilometri macinati in due giorni tra il Paraguay e la regione di Misiones, do-ve ora ci troviamo, in territorio argentino - tocca sette riduzioni gesuitiche in rovina e una francescana a Yaguaron, non lontano da Asunción.
Piove e padre Aldo ha appena finito di celebrare la Messa tra le rovine della cappella di Nostra Signora di Loreto, sulla tomba di quello che è considerato il padre del popolo guaraní: padre Ruiz de Montoya, nato a Lima, gesuita e superiore generale delle riduzioni; egli, dopo aver cercato inutilmente di opporsi agli schiavisti portoghesi che deportavano gli indios, si recò a Madrid e ottenne dal re armi da fuoco perché gli indios potessero difendersi.
Un esodo biblico
A una cinquantina di chilometri a nord scorre il Rio Paraná, che abbiamo attraversato ieri sul ponte che collega i due centri di Incarnacion (Paraguay) e Posadas (Argentina). Su quel grande fiume fuggirono sulle loro canoe migliaia di indios incalzati dagli schiavisti brasiliani. Fu un esodo di proporzioni bibliche. Il popolo guaraní e i gesuiti trovarono rifugio qui a Misiones, nella bellissima terra tra i fiumi Paraná e Uruguay che alla loro confluenza formano le cascate di Iguassú, tra le più belle al mondo. Qui ricostruirono (chiamandole con gli stessi nomi) le riduzioni abbandonate in territorio brasiliano: S. Ignazio Miní, S. Anna e Nostra Signora di Loreto.
Con uno sforzo di immaginazione, aiutati dalle parole di padre Aldo (che è uno studioso della storia e dell'arte delle riduzioni, dell'architettura e della scultura barocca guaraní), riusciamo a immaginare la vita degli indios in quel paradiso terrestre, tra le grida degli uccelli e il rombo delle cascate; dove l'insidia rappresentata nella mitologia guaraní del serpente corallo che contamina la loro terra e rappresenta il male, li spingeva a un continuo nomadismo, alla ricerca di quella terra sin mal (terra senza male) che, a un certo punto, ebbero la fortuna di incontrare concretamente nel cristianesimo, nei luoghi che i padri gesuiti costruirono con loro: le riduzioni.
La fine delle riduzioni
Quel "cristianesimo felice" (secondo la bella espressione di Ludovico Antonio Muratori, che così intitolò un saggio sull'argomento) durò solo 150 anni. Vi furono momenti di gloria come la battaglia di Mbororé, in cui le truppe pauliste portoghesi, scese lungo l'Uruguay con 300 zattere e 2.700 uomini, furono sconfitte il 16 marzo 1641 dagli indios guaraní che combattevano con il rosario al collo, guidate da un colonnello spagnolo.
Ma alla fine i gesuiti stessi, che a livello diplomatico avevano percorso tutte le strade possibili, ottenendo inizialmente dal Papa e dalla Corona spagnola solenni garanzie, dovettero cedere. Per l'obbedienza che li legava al Pontefice; ma anche per le pressioni politiche, le invidie e le calunnie montate ad arte contro di loro. Nel 1767 i gesuiti vennero espulsi non solo
Le loro riduzioni (8 in Paraguay, 7 in Brasile e 15 in Argentina) divennero ben presto un mucchio di rovine, così che ai nostri occhi oggi esse appaiono come resti di antichissime civiltà Incas o Maya. Solo da poco tempo l'Unesco ha dichiarato alcune riduzioni patrimonio dell'umanità, come queste tre in Argentina; o quella di Trinidad, in Paraguay, la meglio conservata, che abbiamo visitato ieri pomeriggio sotto uno splendente cielo terso.
Finì l'eperienza del "cristianesimo felice" e la bellezza delle sue vestigia decadde. Come la grande chiesa di Trinidad con gli angeli musicanti scolpiti nella pietra rossa, che suonano una varietà di strumenti che i gesuiti introdussero nelle riduzioni: clavicordio, organo a canne, trombe, clarini; e naturalmente flauti e arpe paraguaiane. Finirono i canti e le danze che accompagnavano le attività manuali, le liturgie e le feste. Rimasero le statue lignee policrome che, dagli altari, un tempo parlavano agli indios e che oggi balbettano a noi turisti, nei musei delle riduzioni di S. Maria da Fé, Sant'Ignazio Guazú, Santa Rosa che ieri abbiamo visitato. Opere che testimoniano la capacità degli artisti gesuiti di elaborare forme artistiche occidentali in uno stile originale: il barocco-guaraní.
Il fiore del Mburucuya
L'esperienza della bellezza attraverso l'arte, soprattutto la musica, fu decisiva nell'evangelizzazione. L'indios guaraní passò con facilità dal dio Tupá al Dio cristiano: la sua "pietra sacra", il luogo della divinità, si era trasferita nel tempio cristiano posto al centro delle case, nella splendida organizzazione urbanistica delle reduzioni, città senza mura aperte ai quattro punti cardinali.
Il fiore del Mburucuya (da noi il fiore della Passione) simbolo della bellezza di questa terra, diventò simbolo del Cristo indio: fiore sbocciato da una terra vergine come Gesù dal grembo di Maria, fiorì nel barocco delle splendide decorazioni. Anche qui la bellezza viene prima dell'etica e della morale. La musica del flauto conquistò gli indios non meno che il senso di libertà e di giustizia che i gesuiti suscitarono in loro, mettendoli a capo delle loro stesse piccole società.
Poi venne la morale, che trasformò le grandi capanne collettive (malocas) dove gli indios vivevano la poligamia, nelle casette unifamiliari delle riduzioni, dove scoprirono il valore della monogamia e del matrimonio cristiano.