Famiglia Cristiana n° 21 - maggio 2005
LA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI COMPIE SETTE SECOLI
IL VANGELO DI GIOTTO
Straordinaria sintesi di arte, fede e poesia del più grande pittore del nostro Trecento. Realizzata anche grazie a un usuraio, Enrico, il cui padre Dante mise nell'Inferno.
Il sole è Cristo, al centro di un cielo stellato che è il desiderio di ogni uomo ( la radice di "de-siderio" è "sete di stelle", come fa notare Roberto Filippetti nel suo L'avvenimento secondo Giotto). Quello straordinario cielo blu stellato della volta della Cappella Scrovegni, che poi scende e si insinua negli eventi umani rappresentati da Giotto nelle 35 storie evangeliche che ricoprono, come un immenso codice miniato, le pareti laterali, l'arco del presbiterio e la controfacciata.
Quell'azzurro di puro pigmento di lapislazzulo (pietra preziosa macinata in finissima polvere) costò una fortuna al committente degli affreschi: il banchiere padovano Enrico Scrovegni, figlio dell'usuraio Rinaldo Scrovegni che Dante condanna tra le fiamme nel settimo girone infernale; lo si distingue nel testo dantesco (canto XVII, 64) per la borsa che è costretto a fissare, dove compare lo stemma degli Scrovegni: una scrofa azzurra in campo bianco. Così, come gesto penitenziale - e per riscattare la cattiva fama paterna -, Enrico acquista a Padova il lotto di terreno dove una volta si trovava l'Arena romana (accanto alla chiesa e al convento dei frati Eremitani) e vi fa costruire un oratorio dedicato a Santa Maria della Carità, terminato nel 1303.
Affida poi al più grande pittore dell'epoca, il fiorentino Giotto (che ha già dipinto pochi anni prima ad Assisi il famoso ciclo sulla vita di san Francesco) l'intero programma iconografico della Cappella con le storie di Maria e di Gesù; chiama Giovanni Pisano a realizzare il bellissimo gruppo scultoreo che si trova nel presbiterio: la Vergine con il braccio il Bambino tra due angeli.
Il sublime "raggio" di Giotto
Il 25 di marzo del 1305 - cioè 700 anni fa - avviene la solenne cerimonia di dedicazione della Cappella. Quel giorno un raggio di luce, entrando dalla prima finestra a destra del Giudizio Universale (controfacciata ovest) va a illuminare proprio la mano di Enrico Scrovegni, dipinto da Giotto nell'atto di offrire il modello della cappella alla Vergine Maria. Il figlio dell'usuraio sale così tra gli eletti, alla destra di Cristo, nel grandioso affresco del Giudizio finale: salvato dal pennello di Giotto allo stesso modo con cui il padre fu condannato dalla poesia di Dante. E quel raggio di sole - grazie agli studi ottici di Giotto - torna ogni anno, il 25 di marzo, festa dell'Annunciazione. Giotto dunque, al culmine della storia della salvezza, conclude la sua macchina scenica fermandola in quel raggio otticamente calibrato sulla mano di Enrico Scrovegni; ultimo atto di un grande registra che storicizza e attualizza una storia dal sapore evangelico. E che richiama alla mente un'altra conversione, più certa e sicura: quella dell'esattore delle tasse Matteo (poi diventato l'evangelista Matteo) che un altro grande pittore, Caravaggio, illuminerà tre secoli dopo con il potente fascio di luce che fa entrare con Cristo nella stanza buia dove egli siede al tavolo dei bari (vedi: Caravaggio, Vocazione di san Matteo, Roma, san Luigi dei Francesi, 1599-1602).
Di episodio in episodio, in un crescendo drammatico da grande sinfonia, Giotto ha armonizzato le sue scenografie nell'unità della trama, quasi si trattasse di un cinemascope proiettato a 360 gradi sulle pareti della Cappella: la stessa ambientazione (per esempio la casa di Anna che si ripete tre volte in sequenza) aiuta a legare momenti diversi di azioni che si svolgono nello stesso luogo.
Il visitatore della Cappella Scrovegni dovrà prepararsi bene prima in modo da poter cogliere i particolari e l'unità dell'insieme nei 15 minuti che avrà a disposizione. Ma la vista così preparata (prenotare allo 049/20.10.020) avrà il gusto e la sorpresa di chi assiste a un'opera lirica dopo un'attenta lettura del libretto. Quei 15 minuti trasformeranno gli Scrovegni in un sala cinematografica nella quale - senza sonoro e senza movimento - le immagini affrescate parleranno il linguaggio antico e nuovo dell'arte, dove il colore è musica e la fissità dei quadri è danza e azione interiore. E, come davanti alle pagine potenti di un grande scrittore, vedremo più e meglio di quanto una telecamera possa farci vedere.
Quei bambini arrampicati sui rami
La visita agli Scrovegni è comunque introdotta da un bel filmato, proiettato in una stanza in cui si viene "climatizzati" prima di entrare e percorre la pedana che l'attraversa e consente di vedere gli affreschi. All'interno della Cappella, a ogni cambio di visita (25 persone alla volta), al brusio delle scolaresche si alterna il religioso silenzio di attenti visitatori, spesso stranieri, alcuni con cannocchiale, altri visibilmente competenti.
All'uscita chiedo ad alcuni ragazzini qualche impressione. Alcuni sono rimasti colpiti dai fanciulli che salgono sugli alberi per tagliare rami di palma (Ingresso a Gerusalemme), altri dal cagnolino che fa le feste a Gioacchino nel deserto; alcuni ricordano il demonio che inghiotte i dannati (Giudizio), altri la figura dell'impiccato nella fascia bassa, dove sono messe a confronto le allegorie dei vizi e delle virtù (in questo caso Disperazione e Speranza). Tutti sono affascinati dal quel blu incredibile della volta che è la sintesi di ogni singolo evento. Dietro le statue di Giovanni Pisano, sopra l'altare, Enrico Scrovegni riposa sotto lo stemma della scrofa.
Ascolta le voci e guarda la parete del Giudizio dove Giotto l'ha - forse un po' troppo ottimisticamente - rappresentato tra i beati. Ma confida anche lui, come tutti, nella divina misericordia.
Le ultime novità sulla cappella degli Scrovegni
La cappella degli Scrovegni vale un viaggio a Padova anche se 15 minuti di visita sembrano pochi: ma non si torna mai delusi. Per prepararsi alla visita sono usciti dopo il restauro alcuni libri utilissimi. Due guide pratiche sono L'avvenimento secondo Giotto di Roberto Filippetti (Itaca, 2002) e Giotto: la Cappella degli Scrovegni (Guida Skira, 2002). Fresco di stampa è il doppio volume testo-dvd di Chiara Frugoni Gli affreschi della Cappella Scrovegni (Einaudi 2005 inglese-italiano).
Fiore all'occhiello della Franco Cosimo Panini è il cofanetto in due volumi La Cappella degli Scrovegni a Padova (245x315, 600 pagg.) della prestigiosa collana Mirabilia Italiae. Nel primo volume - un vero e proprio Atlante con tavole fuori testo (vedi in basso) - la ricognizione fotografica fatta dalla Panini ha messo in luce l'esistenza di una stanza rimasta finora inaccessibile, con affreschi del '500.