Famiglia Cristiana n° 22 - maggio 2005

A ILLEGIO IN FRIULI E A BITONTO IN PUGLIA DUE MOSTRE SUL TEMA DELL'EUCARESTIA
A BARI NELLA CHIESA DI SAN PASQUALE SI INAUGURA UN NUOVO MOSAICO DI PADRE IVAN RUPNIK - TRA BIZATNITNO E MODERNO - DEDICATO AL DIES DOMINI

QUEL PANE CHE L'ARTE RIVELA

Nel pane e nel vino consacrati dal sacerdote sull'altare il Mistero coincide con il segno che esso rappresenta. L'Eucarestia - unico tra i sacramenti a permanere in un segno visibile - può essere dunque in qualche modo paragonata a una straordinaria opera d'arte, in cui gli elementi che la compongono - la forma e il contenuto, Cristo nel pane - si identificano e coincidono in una incomprensibile, incommensurabile, indicibile Presenza.
In occasione del XXIV Congresso eucaristico nazionale, che si terrà a Bari dal 21 al 29 maggio (e dove papa Benedetto XVI celebrerà la messa del Corpus Domini, sua prima uscita da Roma), vale dunque la pena di riflettere sul binomio arte-Eucarestia. E lo facciamo innanzitutto con uno sguardo sull'arte del passato attraverso due mostre: L'Eucarestia nell'arte in Puglia (Bitonto, 14 maggio - 31 ottobre 2005) e Mysterium. L'Eucarestia nei capolavori dell'arte europea (Illegio, Casa delle esposizioni, 30 aprile - 30 settembre). E lo facciamo poi con uno sguardo al presente: attraverso la visione del nuovo grande mosaico dell'abside della chiesa di san Pasquale di Bari, appena inaugurato.
Il titolo dell'opera - Dies Domini - riprende il tema stesso del Congresso eucaristico: Senza la domenica non possiamo vivere. L'autore è padre Ivan Rupnik, gesuita, direttore del centro Aletti e magister (come in ogni bottega medievale che si rispetti) dell'équipe di artisti che insieme a lui hanno realizzato quest'opera monumentale (22 metri di altezza). Dopo la cappella Redemptoris Mater (1996-1999) in Vaticano, prima sua opera musiva voluta da Giovanni Paolo II, padre Ivan Rupnik ha raggiunto oggi un'originale cifra artistica, traducendo il linguaggio delle antiche icone nel segno incisivo e moderno del mosaico.
Nel catino absidale di san Pasquale padre Rupnik ha sintetizzato con le sue pietre colorate, pazientemente tagliate e fissate sulle impervie pareti verticali (quasi una mistica arrampicate su roccia), un percorso visivo fatto di segni (come non ricordare graffiti e bassorilievi di culture arcaiche), che vanno dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto, secondo quella libertà spaziale che è la dimensione più propria di ogni arte spirituale. Dall'alto il raggio tripartito dell'Amore trinitario (nei tre colori primari rosso, blu e giallo-oro) scende a cascata, unendo tre icone di Cristo: in Gloria, in Croce e nella Discesa agli Inferi, da cui risale portando con sé Adamo ed Eva.

Padre Pio e l'arcangelo Gabriele

In particolare al centro della tavola Cristo in Croce si fa nutrimento per gli apostoli che lo ricevono per effusione nei loro calici tesi. Alla base dell'arco - in basso, a destra e a sinistra - l'arcangelo Gabriele e Maria danno inizio alla storia della salvezza: la traccia risale la parete, incontra le icone dei quattro santi locali (da un lato il beato Padre Pio e san Pasquale, dall'altro san Sabino e san Nicola), per svettare poi nei due angeli adoranti che affiancano il Pantocrator dove, nel cerchio infinito della divintà, il movimento si chiude.
La mostra di Bitonto (chiesa san Francesco) propone opere devozionali divise in quattro temi: le prefigurazioni dell'Eucarestia nell'Antico Testamento, l'Ultima Cena, il sacrifico della Croce, la Resurrezione; non solo quadri, ma oggetti e arredi liturigici: tabernacoli, calici, croci, pissidi, patene e ostensori (tra cui la preziosa Staureoteca della cattedrale di Monopoli).
La semplice essenzialità dell'ostia consacrata - nata dall'arte e dall'operosità umana che, dai chicchi di grano, ottiene la candida particola con impressa in filigrana la croce e il monogramma di Cristo - ha bisogno di una coreografia liturgica, di un apparato di oggetti che aiutino i nostri sensi a familiarizzare con il Mistero: così il tabernacolo-casa del Signore, la patena e il calice che apparecchiano la mensa, l'ostensorio per l'adorazione.
Se sullo sfondo dell'ostia elevata dal sacerdote non comparissero i segni dell'arte (un'immagine, una croce), se intorno al suo bianco pallore non irradiasse luce la raggiera dorata dell'ostensorio, tra nuvole d'incenso e canti, i nostri sensi verrebbero meno. L'arte eucaristica serve a questo: sostenere la fede. Anche attraverso la fantasia. Un oggetto curioso in mostra (oggi in disuso) è la Colomba eucaristica, originalissima opera di oreficeria: una teca in rame smaltato che, sospesa a una catenella sopra l'altare, contiene le sacre particole e ci ricorda che l'Eucarestia è dono dello Spirito che viene dall'alto.
La mostra di Illegio in Friuli (a pochi chilometri da Udine) ci apre a orizzonti europei: una splendida galleria di capolavori di artisti del calibro di Rembrandt, Tiepolo, Signorelli, Carpaccio, Moretto e Andrea Pozzo; pale d'altare, tele sculture, miniature, messali, tabernacoli e preziose oreficerie dal VI al XVIII secolo (catalogo Skira). Assolutamente da non perdere.