Famiglia Cristiana n° 24 - giugno 2010
IL SEGRETO DI LOLO
è il primo giornalista laico dichiarato beato. Paralizzato per 28 anni e cieco, non ha mai smesso di occuparsi di cronaca, attualità e cultura, fondando un movimento a sostegno della stampa cattolica.
Linares (Spagna) oltre a essere la città del grande chitarrista Andrés Segovia è nota anche perché qui morì il famosissimo torero Manolete (Manuel Rodríguez Sánchez). Ma Linares è anche una terra di santi. Vi nacque Pedro Polvada, sacerdote fucilato durante la guerra civile spagnola e fatto santo da Giovanni Paolo II nel 2003. A Linares, il 12 giugno viene beatificato - per la prima volta nella storia - un giornalista laico: Manuel Lozano Garrido detto "Lolo".
Lolo è stato un giornalista "speciale", vero apostolo laico della comunicazione: ha infatti vissuto pienamente la sua professione in senso cristiano pur non potendo muoversi da casa. Una terribile e dolorosissima paralisi progressiva lo costrinse già a 23 anni su una sedia a rotelle e, nel tempo, gli impedì persino di scrivere a macchina, cosa che faceva per lui la sorella Lucia. Eppure Lolo, anche servendosi di un magnetofono, infaticabilmente dettò migliaia di articoli "occupandosi di tutto in modo cristiano" come direbbe il beato don Giacomo Alberione. Scrisse di cronaca locale, agricoltura, industria, urbanizzazione, diritti dei lavoratori (in quei tempi lavoravano nelle miniere di piombo di Linares); e anche di fede (Vaticano II), letteratura e poesia. Pubblicò undici libri, lavorò per la radio locale, vinse vari premi letterari.
Allegro per natura, da giovane faceva la serenata alle ragazze, amava lo sport e la natura ed era impegnato nell'Azione cattolica. Durante la guerra civile spagnola teneva l'Eucarestia in casa per portarla ai suoi concittadini e anche ai prigionieri politici del carcere di Linares. Per questo fu arrestato e la sorella Lucia, a sua volta, lo visitò in carcere, con l'Eucarestia nascosta in un mazzolino di fiori.
Negli ultimi nove anni della sua vita (morì a 51 anni nel 1971) Lolo perse anche totalmente la vista. Eppure non si arrese né si lamentò mai. Continuò il suo impegno. Potremmo chiamarlo l'"inviato speciale" di Dio di cui portava le stimmate del dolore; ma anche, se così si può dire, quelle della gioia. "La sua allegria era contagiosa" racconta la sorella Lucia che oggi ha 83 anni e lo ha assistito per trent'anni. "Pensava a Dio come a un Padre e scriveva di Lui: noi giochiamo agli zingari, io prendo il Tuo cuore, Tu prendi il mio cuore e facciamo a chi tira più forte". Questa allegria è il segreto di Lolo. Un'allegria che ancora accende il volto di Lucia e rimbalza nelle parole del postulatore che si è occupato della sua causa di beatificazione, monsignor Rafael Higueras àlamo.
A quattro mesi dalla morte di Lolo, per sua intercessione ecco il miracolo (el milagro come dicono qui): la guarigione di un bambino di due anni in fin di vita. "Fu un intervento impossibile dal punto di vista umano, il chirurgo stesso riconobbe che non c'erano speranze e che "Qualcuno" aveva operato al posto suo. Oggi quel bambino, Rogelio de Haro, ha 41 anni, è arbitro internazionale di tennis, ha due figli, abita a Valencia e sarà presente il giorno della beatificazione", racconta monsignor àlamo che su Lolo ha scritto un bellissimo libro: La gioia vissuta (San Paolo).
Durante la malattia Lolo fu attivissimo: dalla sua sedia a rotelle fondò l'Opera Apostolica Sinai e una rivista per gruppi di religiosi e malati che adottano ciascuno un periodico cattolico e i suoi giornalisti per sostenerli con la preghiera. Lolo si mantenne anche sempre fedele al suo impegno nell'Azione cattolica, tanto che volle essere sepolto con lo stemma di Ac davanti a cui pregava ogni giorno. "Durante la malattia non si lamentava mai" dichiarò il suo medico che un giorno disse a Lolo: "Sei l'infermo più grave che io conosco che goda della migliore salute".
"Ma Lolo ebbe anche i suoi momenti di sconforto, le sue "notti oscure dell'anima" in cui lo sentivo invocare Dio", ricorda Lucia. Il coraggio e lo spirito di sacrifico di Lolo sono di esempio a tutta la Chiesa, in particolare ai giornalisti cattolici. Per loro Lolo ha scritto anche un decalogo dove si legge tra l'altro: "Quando scrivi lo devi fare in ginocchio per amare, seduto per giudicare, eretto e potente per combattere e seminare".
Conclude monsignor àlamo: "Credo che la figura di Lolo sia tale da poter rappresentare un modello e un grande amico per i giovani che saranno a Madrid nel 2011 per la Giornata Mondiale della Gioventù.