Famiglia Cristiana n° 25 - giugno 2006

COLLANA ARTE E FEDE NEI LUOGHI DELLO SPIRITO

DECIMO VOLUME: BASILICATA E CALABRIA
ASPRA CALABRIA TRA CIELO E MARE

Terra di eremiti, filosofi e santi: da Pitagora a Gioacchino da Fiore, da san Francesco di Paola a Tommaso Campanella. Il culto di Maria sostituisce quello dell'antica dea Madre.

Monsignor Francesco Milìto, nativo di Rossano, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Catanzaro, ci accompagna in questo viaggio nel tempo, tra le bellezze naturali e spirituali della sua regione.

- Monsignore, da dove vogliamo partire? Qual è il luogo-simbolo di questa terra affascinante?
"La Calabria è una terra sospesa tra il mare, che la circonda per circa 800 chilometri, e i monti che l'attraversano, dal Pollino all'Aspromonte. Partirei dalla città di Paola, affacciata sul Tirreno, dove nel 1416 nacque il santo più amato dai calabresi: san Francesco di Paola. Qui il mare e i monti sono due orizzonti infiniti e luminosi su cui si riflette il mutare del cielo: tavolozza dalle tinte forti e tenui, dai tramonti infuocati e dalle dolcissime ore di luce. Tutto richiama il mutare delle stagioni della vita, del tempo e della storia davanti all'Eterno. Il mare di Paola rappresenta anche l'ampio bacino di transito delle potenze straniere che per secoli hanno governato la Calabria: angioini, aragonesi, spagnoli. San Francesco di Paola ha vissuto qui, tra il silenzio delle rocce e le asperità di una natura che rappresentò per lui un vero "protoconvento" all'aperto; il mare con i suoi pesci, inoltre, ha facilitato il regime di astinenza dalle carni dei suoi frati Minimi. Questo santo rappresenta il carattere calabrese: forte, schietto, totalitario ma anche compassionevole. Capofila dei santi calabresi ufficialmente canonizzati, è anche l'unico nel calendario romano ad essere indicato "eremita"".

- Ci addentriamo ora nel cuore della Calabria, per raggiungere la Certosa di Serra san Bruno...
"Se il santuario di san Francesco di Paola è il cuore della spiritualità calabrese, Serra san Bruno rappresenta invece una spiritualità d'importazione, quella del monachesimo benedettino d'oltralpe, l'esperienza della Grande Chartreuse. Oasi di ritiro dal mondo, Serra san Bruno non è facilissima da raggiungere, polo di un magnetismo spirituale dove la natura si intreccia con lo spirito: dal candore delle abbondanti nevicate invernali a quello dei monaci e dei loro abiti religiosi; dai rigori della fredda stagione al rigore della vita ascetica certosina. Serra san Bruno è anche un esempio di come l'architettura sacra calabrese abbia subìto perdite dovuti a ricorrenti terremoti: l'attuale edificio della Certosa è posteriore al terribile cataclisma del 1783 che lasciò segni indelebili in tutta la Calabria, regione che se da un lato ha saputo conservre, dall'altro ha perso molti dei suoi luoghi dello spirito".

- Ci parli del gioiello fortunatamente intatto che è la Cattolica di Stilo...
"La Cattolica di Stilo, sulla fiumara dello Stilaro, ci offre un'altra immagine della Calabria: le fiumare, quando sono cariche d'acque impetuose, portano allo sgretolamento del territorio; così come il carattere calabrese, forte ma anche capace di scoraggiamenti improvvisi. Il suggestivo edificio a pianta greca, arroccato sul fianco del monte Consolino, fa da sentinella tra le aspre montagne e l'azzurrissimo mar Ionio, guardando verso quell'Oriente geografico e cristiano che tanto ha segnato la spiritualità della regione. L'architettura richiama il modello di tante chiese dell'Asia minore e della Grecia e conserva il simbolismo profondo dell'arte bizantina: le cinque cupolette rappresentano i quattro evangelisti radunati intorno a Gesù, maestro e Vangelo vivente".

- A Catanzaro, dove lei insegna, qual è la chiesa ci cui ci vuole parlare?
"Senza dimenticare la basilica dell'Immacolata, penserei alla chiesa domenicana del Rosario come simbolo della Calabria dotta e nobile. Quella della speculazione filosofica e teologica che ha nel domenicano Tommaso Campanella l'uomo di pensiero e di azione che fu persino capace di congiurare contro il Governo di Napoli. E quella delle confraternite dei nobili che diedero alla chiesa beni artistici e arredi liturgici di seta di altissima qualità".

- Ci parli della Madonna nera di Capo Colonna, patrona di Crotone...
"Tito Livio racconta la bellezza e il fascino del grande tempio che qui un tempo sorgeva, dedicato alla divinità femminile Era Lacinia, cioè Giunone, moglie di Giove. Del suggestivo edificio oggi rimane solo una colonna. Su quel luogo di culto pagano, simbolo della fecondità della dea madre, sorge la piccola chiesa dedicata appunto alla Madonna di Capo Colonna. L'antica Crotone, colonia magno-greca, fu famosa non solo per la sua bellicosità ma soprattutto perché qui Pitagora fondò una scuola matematica e un'esperienza religiosa".

- Monsignor Milìto, cosa abbiamo dimenticato di importante?
"Tra tanti luoghi almeno San Giovanni in Fiore, nella Sila, patria di Gioacchino da Fiore, personalità che con il suo pensiero ha segnato la cultura occidentale. Poi, a Rossano, lo scriptorium del monastero di Santa Maria del Patir, cenobio fondato da san Nilo nel 1004 che ha prodotto importanti codici. è solo un esempio delle tante scuole di calligrafia calabre tra cui il Vivarium di Cassiodoro (Squillace, sec. IV-V). Ma di quei codici, conservati nelle maggiori biblioteche mondiali, in Calabria è rimasto ben poco. Possediamo però il prezioso codice Purpureo di Rossano, proveniente dall'Oriente: un simbolo e un pegno".