Famiglia Cristiana n° 26 - giugno 2011
UNA SPERANZA OLTRE LA VITA
L'affascinante tema proposto dalla mostra di Illegio è l'aldilà: da un percorso in 54 opere, emerge la sconvolgente e inedita risposta della fede.
Ogni anno si ripete a Illegio, piccolo paese della Carnia, il miracolo di una grande mostra internazionale. Quest'anno nel mirino dall'arte sono le domande ultime: cosa c'è dopo la morte? Quale vita ci attende nell'aldilà? E, soprattutto, ci sarà in questo aldilà Qualcuno ad aspettarci? A queste domande hanno sempre cercato di rispondere tutte le civiltà. Ma solo il cristianesimo ci offre, proprio attraverso il linguaggio dell'arte, la sconvolgente risposta della fede, mostrandoci il volto e il corpo di quel Qualcuno che l'umanità da sola non avrebbe mai saputo immaginare e tanto meno tratteggiare in un'immagine credibile: l'icona di Gesù di Nazareth, morto in croce, risorto e apparso ai suoi discepoli.
Tema di questa mostra dunque non è la morte, ma la vita e la speranza nella vita oltre la vita. Tema declinato in 54 opere esposte, divise in sei sezioni: le apparizioni del Risorto; la vittoria sulla morte; l'aldilà nelle antiche culture mediterranee (egizia, greci, etruschi e romani); le testimonianze paleocristiane sulla vita eterna; l'inquietudine dell'uomo contemporaneo, il Paradiso luogo della speranza. Davanti alle immagini solari dell'incontro di Cristo risorto con Maria di Magdala e con l'apostolo Tommaso svaniscono come nebbia i miti velati di tristezza dell'arte antica. Maddalena, con l'impeto di una giovane donna innamorata, riconosce Gesù nelle sembianze di un giardiniere: il soggetto, dipinto da Lavinia Fontana in una bella tela del '500, viene ripreso per tutto il '600 da artisti come Scarsellino, il Garofalo, Federico Barocci. La morte, per gli antichi, appariva come un sonno misterioso.
Un sarcofago scolpito del 40-50 dopo Cristo rappresenta la matrona romana Claudia Prepontis che veglia il marito Titus Claudius Dionysius che, anziché morto, sembra quietamente addormentato sul suo triclinio. Alla mestizia della morte pagana si contrappone il colore e la vita delle opere dei pittori cristani che rappresentano la dormizione di Maria. La Madre di Dio non conosce la corruzione del sepolcro, ma viene assunta in cielo con il corpo da Gesù stesso che la porta tra le braccia come una figlia. Scrive Dante: "Vergina madre, figlia del tuo figlio" (Canto XXXIII del Paradiso).
Un'antica urna in alabastro scolpita del 150-100 avanti Cristo e un'anfora attica dipinta a figure rosse del 460-450 avanti Cristo ci raccontano i grandi miti del passato: il rapimento della bella Elena promessa all'eroe Achille dopo una vita di guerre e di violenze; o la tragica morte di Orfeo che con la musica della sua cetra riusce a strappare per un momento all'Ade la sua Euridice. Le iscrizioni funebri dei lapidari cristiani esposti a Illegio parlano in modo esplicito e sereno della fede nella vita eterna: "A Rufina moglie carissima e benemerita. Dio ristori il tuo spirito". Oppure: "Magus, fanciullo innocente. Hai già cominciato a vivere fra gli innocenti".
La lastra di chiusura di un loculo decorata a mosaico con il ciclo di Giona (fine IV secolo) sottolinea il parallelismo tra Giona salvato dalla balena e Cristo uscito dal sepolcro. E una lastra tombale del VII secolo dopo Cristo decorata dal simbolo di un pavone e da un rigoglio di pampini e grappoli d'uva sigilla e conferma la speranza dei primi cristiani nella Risurrezione.
Aldilà. L'ultimo mistero, Illegio (Udine), Casa delle esposizioni, fino al 30 ottobre. Catalogo Allemandi.
Info: tel. 0433/44.445, www.illegio.it