Famiglia Cristiana n° 27 - giugno 2006
COLLANA ARTE E FEDE NEI LUOGHI DELLO SPIRITO
DODICESIMO VOLUME: SICILIA E SARDEGNA
LE CHIESE DEI RE NORMANNI
La Sicilia greca, bizantina, araba e normanna esplode nelle chiese barocche.
Le tre "grazie" sante: Agata, Rosalia, Lucia.
A monsignor Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, chiediamo di raccontarci la storia degli edifici religiosi in Sicilia dove, nonostante il succedersi di popoli e culture diverse, si è mantenuta viva la continuità della fede cristiana.
- I luoghi di culto di Siracusa, Palermo e Cefalù cosa ci ricordano?
"Questi monumenti testimoniano la fede cristiana, ma raccontano anche la complessa storia religiosa dell'isola. A Siracusa, per esempio, il tempio pagano dedicato ad Atena fu trasformato in basilica cristiana, chiesa normanna e poi barocca. A Palermo, la primitiva basilica fu trasformata in moschea e poi in cattedrale normanna, per assumere in seguito elementi rinascimentali e infine barocchi. Sul portale laterale della cattedrale di Palermo, le iscrizioni arabe con le invocazioni a Dio tratte dal Corano mettono in luce la specifica capacità del cristianesimo di assumere il dato religioso precedente, l'anelito che è di ciascun uomo, e di portarlo a compimento. Anziché cancellare i segni del culto che esisteva prima, si riadatta il luogo. Questa mi sembra una caratteristica spiccatamente siciliana".
- Gli arabi trasformavano le chiese in moschee o le distruggevano?
"Da quanto possiamo comprendere, gli arabi buttavano giù e ricostruivano e così pure fecero i normanni: in Sicilia non ci restano così né chiese bizantine né moschee. Del periodo arabo ci restano, invece, splendidi edifici civili. Nelle chiese dell'età normanna si sente però il riflesso dello stile della dominazione precedente, per la capacità tipica del cristianesimo di assumere e valorizzare tutto in continuità storica".
- Ci parli del culto siciliano delle "santuzze" Agata, Rosalia e Lucia...
"Le sante siciliane, o le tre "grazie", come le ha ribattezzate Cardini, sulla scia dell'abate Meli, rappresentano la devozione cristiana del secondo millennio. Sono legate all'identità più sentita, ancora oggi, delle città storicamente più rilevanti di cui sono patrone: santa Rosalia per Palermo, santa Lucia per Siracusa e sant'Agata per Catania".
- Quale santuario è particolarmente caro alla devozione siciliana?
"Sicuramente il santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa, monumento che rappresenta la forza e la continuità della devozione mariana isolana. Il santuario sorse nel secondo dopoguerra nel luogo dove la Madonna aveva pianto, richiamandovi un culto fortissimo e un continuo flusso di pellegrini da tutta la Sicilia".
- Cosa è avvenuto con i Normanni?
"Fu reintrodotto il cristianesimo in Sicilia. E si trattò di un cristianesimo latino. La tradizione bizantina, precedente la dominazione araba, fu soppiantata. Furono erette le nuove diocesi ed è significativo che, fino alla prima metà dell'Ottocento, i confini delle diocesi restarono quelli stabiliti dai Normanni. Però nella costruzione delle chiese, come mostra l'esempio di Monreale, i Normanni recuperarono l'elemento bizantino, fondendolo con quello romanico".
- Ci parli adesso della bellissima basilica di Monreale...
"Etimologicamente parlando è basilica e non cattedrale perché è la casa del re, il basileus. Guglielmo II, il re normanno che la fece costruire, vi chiamò a officiare per lui e la sua famiglia i monaci benedettini e volle qui la tomba del padre. Sotto la splendida immagine della Madonna Odigitria, sul portale d'ingresso, dall'interno fece scrivere: Pro cunctis ora, sed plus pro rege labora, prega per tutti, ma di più lavora per il re. La chiesa, dunque, non nacque come cattedrale, cioè come sede della cattedra del vescovo. Inizialmente ci fu l'abate benedettino e poi il re ottenne per l'abate la dignità episcopale. Oggi il re non c'è più, ma la cattedrale di cui sono vescovo continua ad apparirmi come una basilica: una casa di preghiera per quel re che è il popolo di Dio, popolo regale e sacerdotale. Anche oggi la liturgia a Monreale ha qualcosa di veramente maestoso ed è soprattutto nella celebrazione liturgica che si coglie tutta la bellezza dell'antico duomo normanno".
- La più bella chiesa barocca siciliana?
"A motivo della mia lunga permanenza a Palermo, prima della nomina a vescovo, amo molto le chiese barocche di quella città, in particolare la chiesa di San Giuseppe dei Teatini ai Quattro Canti e la chiesa dei gesuiti, detta Casa professa. Sono bellissime. Ma anche le chiese barocche di Ragusa, in particolare la cattedrale di San Giorgio, come quelle della diocesi di Noto, sono esempi straordinari del barocco siciliano. Amo molto pure la cattedrale barocca di Caltanissetta, in cui sono stato ordinato presbitero, con i magnifici affreschi del pittore fiammingo Borremans".
- Il barocco che religiosità esprime?
"Esprime un cristianesimo che celebra la sua ripresa dopo la terribile crisi della riforma protestante. In Sicilia non ci fu una vittoria sui protestanti, ma una rievangelizzazione delle campagne con le missioni popolari condotte non solo dai religiosi, in particolare gesuiti e cappuccini, ma anche dai preti diocesani. Nelle città come nei paesi, la Riforma cattolica produsse pure splendide figure di santità. Il barocco celebra la ritrovata sicurezza della Chiesa, il suo rinnovato slancio missionario, il suo profondo radicamento popolare".