Famiglia Cristiana n° 31 - luglio 2005
UN PROTAGONISTA D'ECCEZIONE AL MEETING DI RIMINI
COSTANTINO IL GRANDE
A Castel Sismondo 250 capolavori testimoniano il suo ruolo nella nascita della grande civiltà dell'Europa
cristiana, tra Oriente e Occidente.
L'Europa cristiana, che ha sempre respirato con i suoi due polmoni - l'Oriente e l'Occidente - come ci ha insegnato Giovanni Paolo II, è nata con l'imperatore Costantino. Egli, che nel 313 con l'Editto di Milano proclamava la libertà per i cristiani di professare pubblicamente la propria fede, spostando la capitale dell'Impero da Roma a Bisanzio (dopo di lui ribattezzata Costantinopoli), spostava di fatto il baricentro dell'Impero verso Oriente. Cristianizzando quel vastissimo territorio che, sotto il suo predecessore Diocleziano (autore dell'ultima grande persecuzione), comprendeva tutti i Paesi affacciati sul Mediterraneo: dalla Turchia, sul cui controverso ingresso in Europa si dibatte oggi, alle coste africane e ai Paesi dell'Est da poco entrati nella Ue.
Si capisce allora l'attualità della mostra Costantino il Grande. La civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente (Rimini, Castel Sismondo, fino al 4 settembre), realizzata non a caso dal "Meeting per l'amicizia tra i popoli" che quest'anno - dal 21 al 27 agosto - vedrà la sua ventiseiesima edizione nei nuovi quartieri fieristici riminesi. Il primo Meeting senza Giovanni Paolo II e senza don Giussani, leader carismatici il cui influsso è oggi ancora più vivo e sentito di ieri.
Il fascino di questa mostra è già nella prima sala: la nostra sensibilità moderna si misura con le sovradimensioni delle teste dei tetrarchi (due Augusti e due Cesari) che governavano l'Impero prima di Costantino: Diocleziano, Massimiano, Galerio e quel Costanzo (detto Cloro per il biancore della pelle) a cui venne affidata la parte occidentale, con sede a York, in Britannia. Qui, come racconta Louis de Wohl nel suo bellissimo romanzo L'albero della vita (Bur, 2004), Costanzo si innamora della figlia di un capo tribù britannico: è Elena, la futura madre di Costantino, la grande imperatrice d'Oriente che la Chiesa proclamerà santa; sarà lei a ritrovare la Croce sotto la collina del Golgota.
IL SEGNO DELL'ARTE CRISTIANA
Dalle teste incombenti e severe dei tetrarchi dagli occhi fissi e inespressivi (si capisce cosa significasse per i cristiani scegliere se rendere onore a quei simulacri oppure accettare il martirio) passiamo alla visione dei possenti corpi acefali dei personaggi di corte in porfido rosso, marmo preziosissimo che si avvicina al colore della porpora imperiale.
Il simbolo della nuova religione cristiana, cui Costantino aderì dopo la famosa battaglia di Ponte Milvio (dove oggi c'è Saxa Rubra, sede della Rai), influenzò la produzione artistica; così il monogramma con la Croce che, innalzato come vessillo imperiale, assicurò la vittoria a Costantino; scritte e segni cristiani vennero a posteriori incisi su fibule, moni-li, coppe, oggetti d'oreficeria. Il cristianesimo lasciava il suo segno: non distruggeva l'antico ma vi apponeva il suo sigillo beneaugurale. Diciassette fedi nuziali rinvenute a Treviri portavano la scritta "Fidem Constantino". Anche i ritratti, sia imperiali sia privati, tornano a dimensioni classiche e più umane; persino i sarcofaghi pagani accolsero elementi cristiani come le storie bibliche; nasce l'iconografia del Buon Pastore, dietro cui si nasconde il Cristo della famosa parabola evangelica.
Al piano superiore di Castel Sismondo, tra tanti profili marmorei di austeri personaggi appare solare, bellissimo e imprevisto, un Cristo adolescente imberbe, seduto e docente come il dodicenne Gesù tra i dottori del tempio. O come un senatore romano.
Poco più in là una straordinaria Elena imperatrice si allunga serena come una divinità superiore, il braccio sulla spalliera di un'alta sedia. Il cristianesimo sposa la bellezza greca e l'arte antica, corre in aiuto alla verità rivelata del Dio che si incarna nell'uomo e nella storia.
OGNI QUARTO D'ORA UNA VISITA
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