Famiglia Cristiana n° 34 - agosto 2006
AL 26° MEETING DELL'AMICIZIA TRA I POPOLI
IL SOLDATO SENZ'ANIMA
Parodia della guerra e parabola sull'anima, Histoire du soldat va in scena alla kermesse riminese che dedica al grande compositore russo un'importante mostra didattica.
Scena prima. Un soldato al ritorno dalla guerra si ferma a suonare il suo violino sulla riva del fiume. Una piccola orchestra da camera attacca improvvisa la Marcia del soldato: collage di frammenti musicali, poche battute per tema; a evocare, per esempio, sul timbro del fagotto, l'irridente parodia di un fanfara militare. Squillano cornetta e trombone, cornetta e fagotto, clarinetto e violino. Suoni puri come colori spruzzati direttamente dal tubetto alla tela. Suoni primitivi, liquidi e flautati; oppure aspri e ruvidi, acidi e dissonanti. Viene in mente ancora la pittura: i colori sgocciolati sulla tela, come nella tecnica pittorica dell'action painting di cui fu maestro Jackson Pollok.
E siamo alla seconda scena. Il diavolo convince il soldato a barattare il suo violino (che rappresenta l'anima) con un libro magico che indovina i cambi di borsa e dà ricchezza e potere. In cambio il soldato dovrà insegnare al diavolo a suonare il violino in tre giorni; che diventeranno tre anni e faranno perdere alll'imprudente milite fidanzata e talento musicale.
Terza scena. Rifiutato il libro e riscattato il suo "violino-anima", il soldato giunge a corte: esplode un'ironica, irriverente Marcia reale che evoca atmosfere da circo equestre. Il soldato si innamora della principessa e la guarisce dalla depressione suonando per lei Tre danze in un crescendo di vitalità: tango, valzer e ragtime. Poi costringe il diavolo a ballare al suono di una vorticosa, ripetitiva, ossessiva e irresistibile Danza del diavolo finché lo vede cadere sfinito.
Ma con la Marcia trionfale del diavolo sarà il demonio ad avere la meglio sul soldato, portandolo via con sè: non si realizzerà il sogno d'amore del soldato perché "non si può essere ciò che si era e ciò che si è. Una felicità è tutta la felicità: due felicità è come se non esistessero".
Questo balletto - Histoire du soldat - dai suoni straordinari ed evocativi, modernissimi (libretto del poeta spagnolo Ramuz su soggetto tratto da una fiaba russa) ci fa conoscere l'arte di un grande, geniale maestro che ha segnato la storia della musica del Novecento: Igor Stravinskij. Il Meeting di Rimini, giunto quest'anno alla sua 26ma edizione, presenterà Historie du soldat in due serate, il 22 e il 23 agosto, nella versione di Luigi Maio; con i Solisti del Teatro alla Scala di Milano che riproporrano l'ensemble di sette elementi (clarinetto, fagotto, cornetta, trombone, violino, contrabbasso e batteria jazz) voluto da Stravinskij che scrisse quest'opera esule in Svizzera nel 1918 . E la concepì per sette musicisti, più due attori e un ballerino, perché potesse essere rappresentata, in pieno conflitto mondiale, da un piccolo teatro ambulante.
L'epidemia di spagnola si aggiunse ai disagi della guerra e fu possibile una sola rappresentazione, a Losanna, di quella che è considerata una tra le più originali composizioni di un autore eclettico come Stravinskij, sempre in dialogo con l'arte figurativa e che rivalutò il genere del balletto. Ricordiamo L'uccello di fuoco con scenografie di Marc Chagall; Pulcinella con scenografie di Picasso; La sagra della primavera ripresa nella colonna sonora del film Fantasia di Walt Disney.
L'Histoire du soldat è un esempio interessante di "arte povera", come scrive Roberto Andreoni che ha curato la grande mostra didattica Stravinsky. Un maestro del Novecento che presenta quest'anno al pubblico del Meeting di Rimini la vita e l'opera di un genio della musica del XX secolo; che nel suo pellegrinare tra l'Europa e l'America, sempre in fuga dalle guerre, ha saputo abbracciare e rinnovare le tradizioni musicali locali. Dalle suggestioni della musica popolare russa al trionfo del jazz (Historie du soldat contiene tra l'altro il primo assolo di batteria della storia della musica colta); con un empirismo e uno sperimentalismo che rifugge il mito romantico dell'ispirazione per restituire alla composizione musicale il suo carattere di artigianalità.
Igor Stravinskij (1882-1971) ritrovò le sue radici religiose russe, musicò i Salmi (Symphonie de Pasumes), riscoprì Pergolesi, scrisse addirittura una Messa nel 1948 e un Canticum sacrum nel 1955 in cui, per la prima volta, utilizzò la tecnica dodecafonica ideata qualche decennio prima da Schoenberg. Per riscoprire infine, nella sua ultima opera Rake's progress (La carriera di un libertino), la musicalità di Rossini e Verdi.
Scrive Stavinskij: "per comporre musica sacra non occorre semplicemente essere credenti in figure simboliche, ma nella persona del Signore, nella persona del demonio e nei miracoli della Chiesa". Fu amico dell'unico pittore convertito dell'action painting: William Congdon, detto Bill, che il 6 aprile 1971 accorse addoloratissimo al funerale di Stravinskij, a Venezia; dove si erano conosciuti e apprezzati e dove Stravinskij riposa, nel cimitero dell'isola di san Michele.