Famiglia Cristiana n° 42 - ottobre 2008
LA MATITA DI VAN GOGH
Nei disegni, il diario intimo del tormentato artista.
Malgrado tutto mi risolleverò: prenderò in mano la mia matita, che ho abbandonato nel mio grande scoramento e ricomincerò a disegnare". Così Vincent Van Gogh scrive al fratello Theo il 24 settembre 1880, un anno cruciale nella sua vita, quando decide di abbandonare la vocazione di predicatore (ereditata dal padre) per dedicarsi a tempo pieno all'arte figurativa.
La spontaneità della tecnica usata - inchiostro, matita, biacca, pastello litografico - rivela, quasi quei disegni fossero una radiografia dei quadri successivi, la trama, il segreto della straordinaria forza espressiva dell'artista olandese. Abbiamo così davanti gli appunti, il diario intimo di Van Gogh, dove il suo segno grafico personalissimo traduce in un alfabeto elementare le pene, gli entusiasmi, le durezze e anche le goffaggini di un uomo che ha sempre fatto dell'arte lo scopo della sua vita.
Per questo Van Gogh cercava una paternità artistica che sostituisse la religiosità paterna; la trovò in Jean-François Millet (è esposta una replica a gessetto del suo famoso L'Angelus), autore che copiò fino agli ultimi giorni della sua tragica esistenza. Desiderio di affetto, di calore, di un abbraccio che cercò nel sud della Francia, in Provenza. E che trovò nel sole che domina Campo di frumento recintato, gessetto nero, penna rossa e inchiostro (1889).
VAN GOGH. DISEGNI E DIPINTI
Dalla collezione del Kröller-Müller Museum
Brescia - Museo di Santa Giulia
18 ottobre - 25 gennaio 2009
Per ulteriori informazioni visitare il sito: http://www.lineadombra.it