Famiglia Cristiana n° 49 - dicembre 2008

A VARALLO SESIA UN CAMPO SCUOLA PER UNA EQUIPE INTERNAZIONALE DI CURATORI D'ARTE

GLI OCCHI DEL MONDO SUL SACRO MONTE

I 22 esperti raccontano l'emozione di aver vissuto a stretto contatto con le bellezze di questo grande teatro montano, che li ha aiutati a ritrovare se stessi e le loro radici.

Inserire la testa nell'apposito pertugio ovale aperto nelle grate, per guardare "dentro" la scena sacra rappresentata in una delle 45 cappelle, che formano il percorso artistico-religioso del Sacro Monte di Varallo Sesia, è un'esperienza unica: non si dimentica. La Flagellazione di Gesù (cappella n. 30), per esempio, appare straordinariamente vera, come se il fatto accadesse sotto i nostri occhi. La polvere e le scoloriture del tempo scompaiono sulla superficie delle statue policrome (a grandezza poco più che naturale), che si animano e raccontano il dramma sacro con prodigiosa attualità.
Si sente la furia dell'uomo che annoda le cordicelle per fustigare Gesù. Si sente l'ansimare del respiro del condannato. Si sente l'odore del sangue. è tutto vero per il tempo che dura la visione. Non si può fare a meno di stare con Gesù, nonostante tutti lo disprezzino. E quando si toglie via la testa dalla grata, ci si accorge che in quell'attimo Lui ci ha guardato negli occhi. E ha sostituito il nostro cuore di pietra con un cuore di carne.
Tutto questo è il Sacro Monte di Varallo Sesia, per un qualsiasi pellegrino che salga fin quassù. Tutto questo e ancora di più agli occhi del mondo, oggi che le distanze si sono fatte brevi. A riprova della vocazione universale del Sacro Monte a parlare il linguaggio della natura, dell'arte e anche della fede (vocazione condivisa con il complesso degli altri Sacri Monti, sette piemontesi e due lombardi, nominato dall'Unesco patrimonio universale), una delegazione intergovernativa si è trasferita quassù per qualche giorno, tra questi monti e questi boschi colorati dall'autunno.

Culture e religioni diverse

Si tratta di un gruppo che raccoglie esperti da 22 Paesi del mondo, impegnati a Roma in un corso di due mesi, organizzato dall'Iccrom (Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali), cui è stato proposto di studiare il caso della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Varallo Sesia. Abbiamo così potuto raccogliere i pensieri di uomini e donne che appartengono a culture e religioni diverse.
Incominciamo dalla timida So Yeung,conservatrice del centro di cultura e restauro di Honk Kong: -Vengo da una città affollata, qui mi colpiscono lo spazio, i colori autunnali, il senso di pace e di tranquillità. Nella cappella numero 11, che abbiamo studiato, ho trovato molto realistica la rappresentazione della strage degli Innocenti".
-L'autunno qui per me è una novità", sottolinea Khalid Syed Alì, antropologo malese: -Nel mio Paese abbiamo parchi e colline, ma non abbiamo le quattro stagioni che per me sono una novità assoluta, incredibile. Non sono cristiano, ma il Sacro Monte è stata un'opportunità di raccogliermi in me stesso, di fare un percorso, un cammino interiore di approfondimento della mia fede personale alla luce della storia di Gesù".
Rick Mc Govern-Wilson, simpatico archeologo neozelandese, si dichiara non-praticante e anche lui è rimasto colpito dall'alternarsi del sole e della pioggia nel bosco, dal fascino del clima e dei colori d'autunno: -Tutto questo mi fa capire l'aspetto religioso di questo luogo. L'essere costretti a guardare dai fori nelle grate le scene sacre che sono rappresentate all'interno delle cappelle aiuta a concentrarsi su quei volti da cui ci si sente attratti, che comunicano serenità e gioia, ma anche dolore e contrizione. In Nuova Zelanda, per lavoro, entro in contatto con i luoghi di culto degli aborigeni, dove ritrovo, come qui, un richiamo spirituale alle nostre origini".
Per Mazibuko Lovemore, etnologo cristiano che viene dal Malawi, il primo impatto, la prima emozione provata qui è stata la salita con la funicolare, che da Varallo Sesia porta al Sacro Monte: -Ho pensato subito al giorno del Giudizio universale quando, pur non avendo le ali, potremo salire dalla città terrena alla città celeste. Nel mio Paese, la vita di Gesù si conosce solo attraverso la lettura della Bibbia, mentre qui la vedo rappresentata in modo così realistico che ne rimango profondamente coinvolto. Davanti alla scena della flagellazione ho sofferto anch'io con Gesù. In Malawi c'è un posto simile a questo, un bosco sacro dove si svolgono riti religiosi locali e dove sono conservate le reliquie degli antenati".
L'architetto egiziano Abdel-Rahim Kareem Ibrahim, musulmano, è colpito dall'alta qualità artistica di queste statue, che esprimono sentimenti umani profondi: -La grande pace che si trova al Sacro Monte mi ricorda, nel mio Paese, l'atmosfera del monastero di Santa Caterina e del monte Sinai, dove si coglie l'umiltà e il rispetto dell'uomo davanti al creato".
Viene dalla repubblica del Congo Louis-Marei Pandzou, ha studiato in seminario ed è convinto che, per gli insegnanti di religione, il Sacro Monte sia un'occasione unica per raccontare alle giovani generazioni la vita di Gesù.
Amal Abu El-Hawa, architetto musulmano che vive a Gerusalemme, commmenta: -Il modo in cui vengono presentati la vita di Gesù e i Luoghi Santi mi colpisce di più qui che a Gerusalemme. Come architetto sono interessato all'aspetto strutturale e conservativo di queste cappelle, influenzate dal clima e dai rimaneggiamenti, che richiedono molta cautela e utilizzo di materiali adatti".

Valore oltre ogni credo

Per Adriana Cruzlara, cattolica non praticante proveniente dal Messico, questo luogo ricorda un luogo del suo Paese, Puebla Cholula, una collina seminata di piccole cappelle, che culmina in un santuario costruito sui resti di un antico tempio pagano. Anche per lei, l'integrazione delle cappelle e della natura rappresenta un valore che trascende l'appartenenza a un determinato credo religioso.
Infine, la professoressa Elisabeth Peña, ebrea, conservatrice al dipartimento di Buffalo, negli Usa: -Questo luogo è unico, meraviglioso. Qui, natura, pittura e scultura ti vengono incontro. Sono colpita dal numero delle sculture, 64 statue solo nella cappella n. 37, in cui Gesù è inchiodato alla croce; sono colpita anche dall'uso di materiali così diversi tra loro. Un luogo simile, da noi in America, non esiste".