Famiglia Cristiana n° 49 - dicembre 2009
A PADOVA DOPO UN ANNO E MEZZO DI RESTAURI
RINASCE L'ARCA DEL SANTO
La città intera è in festa: dal 5 dicembre nella basilica di Sant'Antonio si possono riscoprire i tesori della cappella dell'Arca da cui il corpo del santo è stato provvisoriamente rimosso.
Dove trasferire il corpo di sant'Antonio, che da quasi 700 anni riposa sotto l'altare della cappella dell'Arca che ha urgente bisogno di essere restaurata? E come farlo senza interrompere il flusso degli oltre cinque milioni di pellegrini che ogni anno arrivano a Padova da ogni parte del mondo?
Questi i dubbi e le domande che fino a un anno e mezzo fa si agitavano nella mente di padre Enzo Poiana, rettore della Basilica del Santo. Oggi, a restauri ultimati, quei dubbi si sono sciolti. Anzi, il rettore è più che soddisfatto della soluzione adottata: una copia perfetta della primitiva tomba di sant'Antonio (dove oggi è sepolto il beato Luca Belludi, suo discepolo) ha accolto i resti del santo ed è esposta alla venerazione dei fedeli al centro della cappella di San Giacomo, dalla parte opposta alla cappella dell'Arca. La tomba, provvisoria ma bellissima, scolpita con le antiche croci della famiglia Buglione (originaria del Portogallo, da cui Antonio nacque probabilmente nel 1195), biancheggia circondata dagli splendidi affreschi trecenteschi di Altichiero da Zeno.
Oggi la cappella di San Giacomo con la tomba provvisoria di sant'Antonio è di una mistica semplicità e bellezza. Il padre rettore ripete con noi l'umile gesto del pellegrino: si trattiene in silenzio davanti alla tomba, la mano appoggiata sul marmo, quasi a voler comunicare col santo taumaturgo, mentre intorno luccicano gli occhi dei fedeli e gli innumerovoli ex voto.
Questo sepolcro nuovo ricorda stranamente il "sepolcro nuovo" in cui fu sepolto Gesù e ci fa venire voglia di conoscere meglio la vita di Antonio, di farlo in qualche modo "risorgere" dalle nebbie dell'abitudine. Viene voglia di chiedersi: ma chi fu realmente Antonio?
Come appariva nel Cinquecento
Dalla parte opposta della navata, l'arte risponde: la cappella dell'Arca appena restaurata ci offre in nove splendidi bassorilievi scolpiti nel marmo di Carrara altrettanti episodi e miracoli della vita del santo. La visione d'insieme della cappella, vista dall'alto dei ponteggi su cui ci siamo arrampicati per fotografarla, è magnifica. Così doveva apparire nel Cinquecento, uscita dalla mano degli stuccatori, degli scalpellini e degli orafi padovani, veneziani e lombardi.
La nostra fotografia panoramica a 360 gradi ci propone un'immagine "impossibile" che abbraccia i fregi e gli stucchi realizzata su cartoni di Raffaello; le pareti candide divise in lunette e archi; il nero degli intarsi con le visioni "ideali" della città di Padova; i bassorilievi intervallati dalle colonne e sormonati dai triangoli neri dei timpani; il pavimento a intarsi mamorei che riprende il modulo degli alzati.
Un'immagine che avrebbe soddisfatto l'architetto Tullio Lombardi che progettò il sacello 500 anni fa. I bassorilievi con gli episodi della vita di Antonio luccicano come fossero appena arrivati sui barconi provenienti dalle botteghe veneziane (quella celeberrima del Sansovino, per esempio) attraverso il Brenta e il Bacchiglione, fino al canale che ancora passa dietro la Basilica.
Smontati i ponteggi, la sera del 4 dicembre si accendono i led del modernissimo impianto di illuminazione e si alza il sipario sulla cappella dell'Arca, trasformata per l'occasione (e finché non vi verrà nuovamente traslato il corpo di sant'Antonio) in una grande sala d'arte dove sarà possibile soffermarsi a esplorare ogni particolare: i fregi e gli intrecci di colonne, capitelli e lesene; la sottile, raffinata lavorazione dei candelabri d'argento punzonati con il simbolo della Serenissima; i morbidi putti reggi candelabri che, anziché essere scolpiti nel marmo, sembrano fusi nella cera.
Una sala d'arte e catechesi
Ma saranno soprattutto i bassorilievi a offrirci una vera e propria catechesi sugli episodi di vita del santo collegati alla cronaca nera della Padova del Duecento: il bambino e la ragazza annegati; il marito geloso che pugnale la moglie; il cadavere dell'avaro esplorato col bisturi e nel cui costato manca il cuore, ritrovato poi in un forziere, a ricordare le parole di Gesù "Dove è il vostro tesoro là sarà anche il vostro cuore" (Luca 12, 34).
Fatti veri della vita di Antonio ed episodi emblematici tradotti nella teatralità dei gesti e di una mimica di estremo realismo espressivo: come la smorfia di dolore dell'anziana nonna davanti alla nipote senza vita. O appunti di psicologia spiccia come il gruppo di madri che stringono orgogliose tra le braccia i loro neonati davanti alla sventurata il cui figlio è stato appena ripescato senza vita in un canale. E che Antonio risuscita con il semplice gesto della mano. Altre scene completano la serie dei bassorilievi come la vestizione di Antonio in Portogallo (lascia l'abito agostiniano per il saio francescano); o il miracolo del bicchiere di cristallo rimasto intatto dopo essere stato gettato da una torre dal santo per sfidare un eretico.
Ha conquistato il cuore del mondo
Antonio era abituato alle sfide. La fama dei suoi miracoli aveva fatto gridare "Santo subito!" e, a neppure un anno dalla sua morte, papa Gregorio IX lo aveva canonizzato il 30 maggio: appena in tempo per festeggiare il nuovo santo nel primo anniversario dalla morte, il 13 giugno 1232.
Dal monastero dell'Arcella, dove Antonio morì nel '31, il suo corpo fu trasferito nella chiesetta di Santa Maria in Mater Domini, ora inglobata nella Basilica; dal 1350 si trova nella cappella dell'Arca dove presto tornerà.
La tomba "provvisoria", una volta inutilizzata, verrà invitata in dono alla diocesi di Bangalore (India) per l'altare di una nuova basilica antoniana. Confermando la vocazione universale di un santo che, con la sua potente intercessione, è entrato nella vita quotidiana e ha conquistato il cuore del mondo.