Famiglia Cristiana n° 50 - dicembre 2006
PAESE CHE VAI NICOLA CHE TROVI
A Bari si festeggia il patrono con una grande mostra al Castello Svevo, che studia la sua iconografia e scopre la vocazione del santo vescovo di Myra a essere avvocato dei deboli. E fautore del dialogo ecumenico.
Se nel nome è contenuto il destino di un uomo, mai nome fu più azzeccato di quello che, secondo la Leggenda aurea, i genitori Epifanio e Giovanna diedero a loro figlio Nicola, che sarebbe poi diventato vescovo di Myra e santo universale. Infatti, Nicola in greco significa "vincitore del popolo". E questo uomo dalla pelle scura e dallo sguardo austero e rassicurante avrebbe davvero conquistato i popoli con la sua immagine, la sua fama di santità, il suo culto. E i suoi miracoli, concretissimi: il dono di tre monete d'oro a un padre per salvare le figlie dalla prostituzione; il salvataggio di una nave da una terribile tempesta o della città di Myra da un'altrettanto terribile carestia. Così racconta la Leggenda aurea di Jacopo da Varazze. E così l' agiografia di san Nicola viene ripresa nelle storie di cornice delle antiche icone bizantine o nelle predelle delle pale d'altare dei nostri grandi artisti del Trecento, da Beato Angelico a Domenico Veneziano.
Morto Nicola e sepolto a Myra (fine III secolo), la sua fama di santità, le sue reliquie, le sue icone viaggiarono nei secoli per mare e per terra. Da Oriente a Occidente. Sulle rotte del Mediterraneo: Bisanzio, Creta, la Palestina. Prima che le sue ossa fossero trasportate a Bari (sua città d'adozione, che le trafugò da Myra) il culto di san Nicola era già fiorente a Roma. Le sue icone si diffusero nei Balcani insieme ai racconti delle sue gesta e risalirono i grandi fiumi russi con i monaci che portavano l'ortodossia nelle lontane terre slave: Kiev, Novgorod, Mosca. San Nicola si sostituì subito alle divinità pagane e diventò talmente popolare da essere chiamato il "Dio russo". O "Nonno gelo" (Ded moroz), come veniva ancora chiamato nella Russia sovietica.
Viaggiando nel '500 dalla Germania all'Islanda, dalla Norvegia ai Paesi Bassi, san Nicola (grazie al miracolo delle tre monete gettate dalla finestra per non farsi riconoscere dal padre delle tre fanciulle) si trasformò nel mondo anglosassone e protestante in Sankt Niklaus portatore di doni. In Olanda il 6 dicembre, festa di san Nicola, i bambini ricevono doni. E san Nicola diventa patrono della città di Amsterdam.
In quelle terre la sua immagine si intreccia con le leggende nordiche riempiendo di brio gli "interni di famiglia"descritti così minuziosamente dall'affascinante pittura fiamminga, dove i bambini si accalcano chiassosi intorno ai regali. Infine l'icona di san Nicola, sempre più laica, scavalca l'oceano e va a confondersi con il Santa Claus americano. Di cui si impadronirà la Coca Cola.
Ma in realtà - secondo lo storico dell'arte Michele Bacci -, Santa Claus non è san Nicola, bensì l'uomo cattivo (o selvatico) che nelle leggende nordiche accompagna Babbo Natale, spaventando i bambini cattivi che non meritano doni. Ciò spiegherebbe bene la distanza che c'è tra l'iconografia di Babbo Natale (folta barba e pelliccia) e quella di san Nicola (corta barba e stola vescovile).
Tutto questo ci racconta la bellissima mostra San Nicola. Splendori d'arte d'Oriente e d'Occidente, che si è aperta a Bari il 7 dicembre e si chiuderà il 6 maggio dell'anno prossimo. Dal 7 al 9 maggio si commemorerà a Bari, con la tradizionale processione sul mare della statua di san Nicola, la traslazione delle sue ossa da Myra a Bari, avvenuta il 9 maggio del 1087 per opera di un equipaggio barese. La mostra ricostruisce la fortuna di san Nicola attraverso l'arte e la cultura di quasi due millenni. La sua immagine si è trasformata e adattata alle varie epoche, culture e latitudini. Ma in qualche modo è rimasta anche fedele a sé stessa. Al proprio archetipo.
A Bari san Nicola - il santo venuto da Oriente - assunse subito una forte connotazione ecumenica. Infatti, solo nove anni dopo la traslazione delle sue ossa papa Urbano II convocò nella città un concilio per sanare la divisione tra le due Chiese. E Giovanni Paolo II nel 1984, in visita alla città, chiamerà Nicola il santo "che sveglia la nostalgia dell'unione". Infine Benedetto XVI, a chiusura del XXIV convegno eucaristico di Bari (maggio 2005) dirà: "Proprio qui a Bari, città che custodisce le ossa di san Nicola, terra d'incontro e dialogo con i fratelli cristiani d'Oriente, vorrei ribadire la mia volontà di assumere come impegno fondamentale quello di lavorare alla ricostruzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo".
Tutta l'arte celebra san Nicola
Ma torniamo alla mostra (catalogo Skira) che si snoda nel Castello Svevo in sette sezioni e circa 80 opere. Si va dalle monete e dai sigilli dell'epoca di san Nicola (III secolo) alle preziose icone provenienti dalla Galleria Tret'jakov di Mosca; per arrivare ai maestri del rinascimento italiano, ai dipinti fiamminghi, all'immaginario nord europeo e slavo, con le illustrazioni dei libri di fiabe, con le maschere e i pupazzi del diavolo con san Nicola. Per arrivare, infine, all'ambiguo e ammiccante Santa Claus di Andy Wharol, che ci dà il senso dell'oggi.
Tutti vorrebbero avere per sé san Nicola. Ma perché? Cosa si nasconde dietro il suo volto? Forse il bisogno di una severa ma sicura e paterna protezione? Forse si spiega così la sua fortuna nel tempo. Si capisce così la gara che ci fu tra Venezia e Bari mille anni fa per accaparrarsi le sue ossa (Venezia arrivò seconda e si dovette accontentare di una reliquia custodita gelosamente nella chiesa di San Nicola al Lido). Si capisce così perché alcune comunità islamiche mediterranee manifestino rispetto per san Nicola, fino ad averlo identificato con un locale santo derviscio: Sari Saltik. Si comprende perché in Albania comunità musulmane festeggino con solennità la ricorrenza del 6 dicembre. E si capisce anche perché Bari, trafugando le ossa di san Nicola, diventò subito un importante crocevia, passaggio obbligato sulle vie dei grandi pellegrinaggi verso la Terra santa.
Un'ultima nota. La mostra propone per solo cento giorni (sembra gli ultimi) un patrimonio eccezionale: tre icone di san Nicola provenienti dal monastero ortodosso di Santa Caterina del Sinai. Belle, antiche e mai esposte al pubblico. Giungeranno a Bari sottovuoto per proteggerle dall'umidità, così come il deserto del Sinai ce le ha fin qui perfettamente conservate intatte. Sarà per san Nicola un nuovo, inedito viaggio. Insieme a queste icone sbarcheranno all'areoporto di Bari opere da Parigi, Washington, Atene, Mosca, Parigi e molte città italiane. Opera che testimoniano la vocazione di questo santo vincitore dei popoli - e dei cuori - a essere il santo di tutti.