Famiglia Cristiana n° 51 - dicembre 2004
A Roma la natività in 120 incisioni da Dürer a Tiepolo
NATALE IN BIANCO E NERO
Ritrovare il silenzio di quella notte santa nel segno dei grandi artisti del passato: la Nascita, l'Adorazione dei pastori e dei Magi; poi la drammatica fuga in Egitto.
Forse non c'è forma d'arte più efficace dell'incisione (l'antica arte della xilografia su legno o quella più raffinata dell'incisione in punta di bulino su lastra metallica) che sappia rendere al meglio il mistero in bianco e nero del Natale. Mistero di quella notte in cui Gesù illuminò il mondo con la sua luce. Il fascino dell'incisione è tutto nella forza e nell'essenzialità del segno grafico che - come una scrittura - graffia la lastra in un aggrovigliato infittirsi di segni e poi va a imprimersi, attraverso l'inchiostro, sulla ruvida e candida grana della carta. Nero su bianco, evocando il mistero della Luce che risplende nelle tenebre.
Ecco perchè vale la pena, in questi giorni di festa, di visitare a Roma la bella mostra Venite adoremus, Immagini della Natività da Dürer a Tiepolo (aperta a Roma, al palazzo della Cancelleria, dall'11 dicembre, catalogo Motta). L'episodio della Natività, tanto caro al popolo cristiano, trova qui, nelle 120 incisione esposte, la sua più efficace traduzione grafica. Soffermarsi davanti a queste immagini significa davvero ritrovare, come davanti a un presepio (di cui in mostra si può vedere un bell'esempio settecentesco napoletano) il silenzio di quella notte. Le opere esposte - proveniente dalla collezione privata Iter Cometae, dall'Istituto Nazionale della Grafica e dalla Biblioteca Casanatese - abbracciano quattro secoli di storia dell'arte incisoria (dal XV al XIX) e portano la firma dei grandi artisti tedeschi, fiamminghi e italiani che in quella tecnica si cimentarono: Albrecht Dürer, Rembrandt van Rijn, Annibale Carracci, Guido Reni, Giandomenico Tiepolo, Salvator Rosa, Gustave Doré.
La mostra è divisa in quattro sezioni: la Natività, l'Adorazione dei pastori, l'Adorazione dei Magi, la fuga in Egitto. Alcune di queste incisioni sono state appositamente realizzate per illustrare l'iconografia della Natività, mentre altre sono copie di capolavori su tela di artisti famosi: Raffaello, Rubens, Veronese, Barocci, Bassano, Parmigianino. è esposta anche una Natività cinese, che testimonia la volontà di padre Matteo Ricci e dei missionari Gesuiti di promuovere in Cina un cristianesimo innestato nella tradizione locale.
Se tra la Natività di Albrecht Dürer (1504) e la Fuga in Egitto di Gustave Dorè (1866) corrono sotto i nostri occhi gli anni di gloria dell'incisione europea, le opere esposte ci testimoniano come l'iconografia degli episodi evangelici sia rimasta fedele nel tempo agli elementi tradizionali tratti dai vangeli canonici. Gesù nasce in una grotta buia dove si compie (anche secondo la mitologia pagana) il passaggio dalle tenebre alla luce. La grotta diventa poi un stalla o, nelle incisioni nordiche, il portico di una bella casa, spesso in rovina e con elementi classici (il tempio e la colonna) che segnano il passaggio dall'antica cultura pagana al cristianesimo.
Nelle Adorazioni del Cinquecento i pastori inginocchiati in primo piano diventano protagonisti, mentre la scena si arricchisce di animali domestici tra cui spicca l'agnello, simbolo eucaristico che allude a Gesù. Il tema dell'Adorazione dei Magi è importantissimo perchè rappresenta l'universalità del messaggio cristiano (per questo l'Epifania era festa solenne e più antica dello stesso Natale). Melchiorre, Gaspare e Baldassarre portano in dono al Bambino l'oro (simbolo della regalità), l'incenso (simbolo della purezza) e la mirra (che prefigura la morte e sepoltura di Gesù).
Se la spiritualità della mistica svedese santa Brigida ha influenzato le natività nordiche con la visione dell'estasi mistica della Vergine (rappresentata in ginocchio davanti a Gesù disteso per terra su un lembo del suo manto), le incisioni italiane riprendono l'immagine del primo presepio vivente di Greccio, quando san Francesco depose un bambino in carne e ossa tra l'asino e il bue, sulla nuda paglia di una greppia.