Famiglia Cristiana n° 51 - dicembre 2007
ETSURO SOTOO E IL FASCINO MISTICO DELLA SAGRADA FAMILIA DI BARCELLONA
L'EREDE DI GAUDì
Qui ha scoperto la sua personale vocazione artistica e la fede in Cristo: a colloquio con lo scultore giapponese e con l'architetto José Almuzara, suo padrino spirituale.
Accade ancora nel XXI secolo che un artista trovi sé stesso ("la pietra mi aveva rubato l'anima e io la cercavo là dentro") nella concretezza del proprio lavoro, scavando nel cuore della pietra con lo stesso spirito con cui gli scalpellini nel Medioevo squadravano pietre e intagliavano capitelli per costruire cattedrali. E accade ancora che questo artista, nel suo lavoro, incontri Cristo. Lo incontri seguendo l'esempio di un altro artista, il servo di Dio Antoni Gaudì, di cui è in atto il processo di beatificazione.
Tutto questo è accaduto all'artista giapponese Etsuro Sotoo, nato a Fukuoka nel 1953 e laureato all'università di Belle Arti di Kyoto; di tradizione scintoista e poi attratto dal buddismo, Sotoo giunse in Europa trent'anni fa e rimase attratto da quel cantiere "infinito" che ancora oggi è la Sagrada Familia di Barcellona. L'ultima grande cattedrale. L'opera incompiuta di un folle, o di un santo: Antoni Gaudì appunto, geniale architetto catalano (1852-1926) di cui oggi Etsuro Sotoo - che ha ricevuto il battesimo con il nome di Luca Michelangelo - è considerato fedele discepolo, interprete e continuatore della sua opera e del suo carisma.
Ci incontriamo con lui e con l'architetto José Manuel Almuzara, suo padrino spirituale e grande amico, con cui collabora all'ardito progetto di portare a termine la Sagrada Familia. L'occasione è l'uscita del libro Dalla pietra al Maestro (Cantagalli), che registra il colloquio intenso e avvincente tra l'architetto Almuzara e lo scultore Sotoo sui grandi temi dell'arte e della fede.
Sotoo ricorda per noi gli inizi del suo apprendistato: "Quando la commissione degli architetti della Sagrada Familia mi chiese per prova di scolpire una foglia di nespolo, avevo paura di non farcela. Applicai allora, senza saperlo e per una specie di intuizione, il metodo stesso di Gaudì: la regola ignaziana dello "sforzo continuo", che si può riassumere nel motto "bisogna superare sé stessi". Fu il mio primo contatto con lo spirito di Gaudì".
Prosegue Sotoo: "Per Gaudì ogni elemento della natura era un simbolo da cui imparare. La fantasia in arte non serve: bisogna interpetare i segni già esistenti in natura, trasformandoli in simboli spirituali cristiani. In questo ho trovato Gaudì vicinissimo alla mia sensibilità orientale. Secondo Gaudì, l'artista non crea ma collabora al piano del Creatore. Egli amava ripetere che la bellezza è lo splendore della verità. L'arte è bellezza e quindi senza verità non c'è arte. Per conoscere la bellezza bisogna guardare al creato".
Da quel giorno, immedesimandosi nello spirito di Gaudì ("non imitandolo, ma guardando là dove lui guardava" ), Sotoo ha realizzato centinaia di sculture, completando il portale della Natività e restaurando il chiostro del Rosario, danneggiato dai bombardamenti della guerra civile. Tra le sculture di Gaudì che Sotoo ha rifatto nel chiostro del Rosario c'è quella di un giovane operaio catalano tentato dal demonio (un grosso lucertolone) dall'idea di farsi giustizia da sé, facendo esplodere una bomba. Il giovane anarchico sta per sfiorare l'ordigno, ma il suo sguardo si fissa sull'immagine della Madonna, al centro del portale. L'esito dell'azione è incerto: rinuncerà o no?
L'edera è la fedeltà coniugale
Questo è il pensiero di Gaudì, il suo testamento artistico-spirituale: insinuare dubbi, provocare le coscienze a porsi la domanda: faccio bene o faccio male?". Ecco dove guardava Gaudì. Ecco dove guarda Sotoo. Ecco il senso del "Tempio espiatorio della Sagrada Familia", edificato in questi 130 anni con le offerte dei devoti: rimediare all'odio con l'amore.
Le sculture in pietra che Sotoo ha realizzato per la Sagrada Familia sono ricche di elementi floreali e animali: foglie di palma e di edera, segni zodiacali, pesci, uccelli, dragoni, salamandre e tutto un macrocosmo brulicante di vita (piccoli insetti, coccinelle e lombrichi). Egli ha inteso così continuare la tradizione "naturalistica" iniziata da Gaudì. "Il linguaggio della pietra nel cristianesimo è il linguaggio stesso dei segni e della fede. Bisogna saperli interpretare. L'edera, per esempio, che incessantemente "lavora", cresce, si nutre e sviluppa pazientemente aggrappata al muro simboleggia la fedeltà dell'amore coniugale".
Lo scultore ci racconta che i bambini sono molto attratti da queste immagini durante le visite guidate alla Sagrada Familia, che lui stesso accompagna. Ogni anno giungono qui a Barcellona circa due milioni e mezzo di turisti-pellegrini, attratti non solo dalla Sagrada Familia e dalle altre opere di Gaudì (casa Battlò, casa Milà, parco Guell...) ma anche dalla fama di santità del geniale architetto catalano.
Terminate la facciata della Natività e della Passione, ora si lavora alla facciata principale della Gloria e ai chiostri. "I lavori sono circa a metà strada, ci vorranno almeno altri 25 anni per completare la cattedrale", afferma l'architetto José Manuel Almuzara, 54 anni. "Il mio Cliente non ha fretta", amava ripetere Gaudì a proposito dei tempi necessari a completare la Sagrada Familia; e Almuzara conferma: "Gaudì ci ha insegnato che ciò che conta nel lavoro è cercare la verità con amore, perché così facendo ci si perfeziona; la Sagrada Familia è opera di Dio, va avanti con le offerte dei fedeli e l'ispirazione degli artisti che, nonostante la mancanza dei disegni andati distrutti dai bombardamenti, realizzano sé stessi compiendo quest'opera di ricerca in cui la pietra e la fede dialogano, creando nuovi simboli e nuove forme".
Almuzara è anche presidente dell'associazione per la beatificazione di Antoni Gaudì. Ora sta raccogliendo i dati in merito alle "virtù eroiche" e scrivendo la sua biografia. Conclude Almuzara: "è ancora lontano il traguardo, ma per noi Gaudì è già da oggi un esempio eccezionale di come un artista possa santificarsi realizzando un'opera che è un vero e proprio miracolo in pietra. Senza contare le numerosi conversioni tra i pellegrini che ogni giorno accorrono qui da tutto il mondo e ci scrivono dai posti più lontani e impensati. Per ringraziare Gaudì per le grazie da lui ricevute".