12 marzo 2023 - Terza Settimana di Quaresima
Signore, mia roccia e salvatore!
Mosè riceve le tavole della legge, olio su tela - 1950-1952, Parigi, Centro Pompidou
Marc Chagall dipinge Mosè dello stesso colore del monte Sinai, come se il profeta e la pietra della montagna si identificassero e splendessero della stessa luce che viene dall’alto, dalla nube luminosa da cui Dio si china per consegnare a Mosè le dieci parole dell’Alleanza. Il cielo intorno vibra di una calda luce giallo-oro ed è attraversato da segni che indicano il movimento dello Spirito, la sua effusione sul mondo.
Le pietre parlano, non solo nelle due tavole tratte dal fianco stesso della montagna e incise da Mosè con il Decalogo. Le pietre parlano con le parole del salmo 17: “Ti amo Dio mia roccia e mia fortezza”. Per gli ebrei che vagavano nel deserto in cerca della Terra promessa la roccia è l’unico punto fermo, l’unico riferimento in una realtà cangiante in cui basta una tempesta di sabbia, per cancellare il paesaggio e qualsiasi traccia umana. Quel monte, quella pietra del Sinai (che all’alba si tinge di rosso fuoco) ci ricordano la cima del monte Tabor dove in un’altra teofania Gesù appare tra Mosè ed Elia con le vesti bianchissime della sua divinità. Lo stesso bianco, la stessa luce, lo stesso nascondimento di quella nube oscura che avvolge Mosè sul Sinai. Nube che guida il popolo ebreo di giorno nel suo cammino nel deserto (di notte è una colonna di fuoco) e che i mistici del XIV secolo dell’era cristiana chiameranno “nube della non-conoscenza”, che allo stesso tempo nasconde e rivela Dio.
Ma nel quadro di Marc Chagall c’è altro. Mosè si trova lassù a dialogare con Dio faccia a faccia (la pelle luminosa del suo volto ne sarà l’emblema) ma al ritorno troverà il popolo che si è costruito un vitello d’oro per adorarlo. A quella vista, infuriato, Mosè spezza sulla roccia del Sinai le due tavole della Legge. E Dio lo richiama una seconda volta sul Sinai per riscriverle. Nel quadro di Chagall, a destra vediamo i sacerdoti che l’hanno accompagnato fino a un certo punto, per poi lasciarlo salire solo. Un angelo porta loro i rotoli della Torah, mentre Aronne, sacerdote e fratello di Mosè, regge la menorah, il candelabro rituale ebraico a sette braccia.
A sinistra, invece, Chagall rappresenta il popolo che adora l’agnello d’oro. Il popolo è macchiato di rosso, e quel sangue rappresenta il sacrificio di Cristo, vero Agnello di Dio, il suo sacrificio cancella i peccati del popolo. È una sorprendente interpretazione cristiana da parte di un artista ebreo che, nella sua opera, ha sempre dimostrato di amare e rappresentare – con scandalo dei suoi fratelli ebrei – il Cristo crocifisso.