Credere n° 03 - aprile 2013
LA BELLEZZA CI SALVERÀ
FU VESCOVO DI ALESSANDRIA DOVE SUBÌ IL MARTIRO
L'ultima predica di San Marco evangelista
Si tratta di uno dei più grandi teleri esistenti al mondo. L’opera, iniziata da Gentile Bellini nel 1504, fu completata alla sua morte (1507) dal fratello Giovanni. Si tratta di una trasposizione moderna di un fatto che fa parte di una tradizione agiografica che considera Marco fondatore della Chiesa d’Alessandria in Egitto, dove divenne vescovo e subì il martirio. Le sue reliquie vennero trafugate e trasferite a Venezia nel IX secolo e l’episodio venne ripreso da vari artisti tra cui Tintoretto. Bellini, che era stato a Costantinopoli a seguito di una delegazione veneziana, ci trasporta qui in un’architettura ibrida ideata contaminando la facciata di san Marco a Venezia e quella della basilica di Santa Sofia. Gli spunti sulla vita e i costumi dei turchi sono dunque presi dal suo taccuino di viaggio. Difficile distinguere gli interventi di Giovanni a cui gli esperti gli attribuiscono i ritratti dei personaggi di sinistra, la figura di san Marco e del senatore che lo ascolta, modifiche agli edifici per rendere la scena più luminosa. La grande tela, commissionata dalla confraternita della Scuola grande di san Marco, venne in parte ridotta in altezza come si vede dalle architetture mozze.
LA DELEGAZIONE VENETA
La delegazione di dignitari veneziani, in viaggio diplomatico per mantenere aperti i contatti commerciali tra turchi e Serenissima, si raduna nella piazza di Alessandria d’Egitto dietro il palco da cui ascoltano predicare il vescovo Marco come fosse un loro contemporaneo. La scena, priva di fondamento storico, vuole sottolineare il legame dei veneziani con l’evangelista patrono della loro città, le cui reliquie furono trafugate ai turchi molti secoli prima.
LE DONNE VELATE
Risplende come neve al sole il gruppo di donne musulmane accovacciate per terra in ascolto di san Marco. Immaginiamo lo stupore dei committenti veneziani davanti a quella tela con le donne musulmane nascoste sotto il velo dalla testa ai piedi. Alcune di esse, le più intraprendenti, si alzano in piedi e si avvicinano al palco per ascoltare meglio le parole di Marco.
UOMINI CON IL TURBANTE
La luce che filtra da edificio a edificio, da destra verso sinistra, accende di bianco i turbanti di alcuni dignitari ottomani in primo piano e di un gruppetto in secondo piano, a sinistra, radunato al centro della piazza e che si avvicina per ascoltare meglio la predica di san Marco.
IL VESCOVO MARCO
Il santo vescovo parla da un palco formato da un prezioso arco con sei gradini rivestito di marmi policromi di grande raffinatezza. Dietro di lui un musulmano prende nota. Accanto un’ara-patibolo anch’essa di marmo e un musulmano con la scimitarra che attende di tagliare la testa al predicatore. Il messaggio universale del cristianesimo raggiunge tutti attraverso l’ascolto ma anche la testimonianza del martirio.
LO SKYLINE
Lo skyline di obelischi e minareti e la semplicità delle facciate dei palazzi musulmani che presentano una tipologia architettonica mista. La luce batte sulle superfici lisce con effetti metafisici che richiamano le piazze di De Chirico. L’obelisco ricorda le stele di Axum nel deserto dell’Etiopia e i vari obelischi trasportati a Roma e di cui ci resta un esempio in piazza san Pietro. A destra e a sinistra della facciata due minareti e all’estrema sinistra una torre d’onore con trofei.
Biografia dell'autore
Gentile (1429-1507) figlio del pittore Jacopo Bellini e fratello del grande Giovanni Bellini, era un pittore di ritratti e vedute di città. Tra il 1479 e il 1480 visita Costantinopoli e fa il primo ritratto che si conosca in occidente del sultano Maometto II. A Venezia, per la Scuola di san Giovanni, realizza la processione in piazza san Marco, enorme tela delle stesse dimensioni di quella della predica di san Marco realizzata per l’omonima confraternita.