Jesus n° 06 - giugno 2008
CECCOLELLA DEI MURALES
è una delle sante più amate dai credenti della capitale. Donna laica e madre di famiglia, si dedicò ai poveri in un momento difficilissimo per la città dei Papi. Per questo motivo "Ceccolella" Ponziani divenne prestissimo santa Francesca Romana. Ora, nel quarto centenario della sua canonizzazione, sono stati restaurati gli affreschi del convento di Tor de' Specchi che raccontano la sua vita.
Assomigliano ai murales. O alle indimenticabili tavole di Achille Beltrame e Walter Molino per la Domenica del Corriere, dove i fatti umani, riscattati dalla luce crudele e impietosa della cronaca, diventano illustrazione, racconto e poesia. Stiamo parlando del ciclo di 26 storie dipinte intorno al 1468 da Antoniazzo Romano sulle pareti della Cappella vecchia, convento di Tor de' Specchi, rione Campitelli (Roma), a pochi passi dal Campidoglio. Questi affreschi, appena restaurati, raccontano la vita e i miracoli di una santa laica, Francesca Romana, di cui si celebra quest'anno il quarto centenario della canonizzazione (1608-2008). E raccontandoci la sua vita ci trasportano tra le case e i palazzi, le strade e le chiese, i ponti sul Tevere, le vigne e gli orti della Roma della prima metà del 400. Una città minacciata da carestie e pestilenze, teatro di liti e contese tra famiglie rivali per il controllo del territorio.
In questa situazione di insicurezza sociale (a cui si aggiunge il dramma dello scisma d'Occidente) si muove, con la sua presenza carismatica, l'agile figura di Francesca Ponziani. La veste bianca e il manto nero delle Oblate, Francesca soccorre, aiuta, guarisce, sfama chiunque a lei si rivolge. Compiendo miracoli, tanto che alla sua morte tutti la vogliono "santa subito".
Di nobile famiglia, nata nel 1384 dalle parti di piazza Navona (quartiere Parione), Francesca è bimba coccolata e vezzeggiata con il nome di Ceccolella; ma, pur essendo fin dalla sua più tenera età tutta tesa a una vita mistica di totale unione con Dio, è costretta a sposarsi dodicenne ed entra a far parte di una ricca famiglia di allevatori, i Ponziani. Per obbedienza accetta il marito Lorenzo, da cui avrà tre figli; ma, oltre a governare saggiamente la grande casa di Trastevere, Francesca si dedicherà da subito e interamente alle opere di carità insieme con la cognata Vannozza De Felicibus, sua prima discepola.
Le didascalie sotto ogni affresco, in caratteri gotici, commentano come "fioretti" gli atti di questa nobile romana che fu sposa, madre, conduttrice domestica, infermiera, guaritrice, economa e dispensiera di carità della grande proprietà familiare; e poi, rimasta vedova, fondatrice dell'Ordine benedettino olivetano delle oblate che ancora oggi vivono qui, tra queste mura di Tor de' Specchi impregnate della sua santità; qui dove ogni cosa ricorda il passaggio terreno di Francesca: il pozzo da cui attingeva acqua, la grande cucina, il forno dove faceva il pane. Visitiamo il grande refettorio dove Francesca moltiplicò il pane per le numerose consorelle; nell'affresco di Antoniazzo, in alto a destra della parete est della cappella, l'episodio è ripreso e contiamo intorno alla tavola ben sedici oblate. Poco distante da qui possiamo immaginare, sempre con l'aiuto degli affreschi, com'era la vigna dove Francesca raccoglieva le fascine per riscaldare il convento. Quella vigna da cui fece sbocciare grappoli in pieno inverno per dissetare le sorelle, come ci racconta il secondo quadro inferiore della parete nord.
E siamo ormai immersi in quella straordinaria macchina del tempo che sono per noi gli affreschi di Antoniazzo Romano. Sulla parete ovest, in alto al centro, ecco Francesca, durante la carestia, vagliare fino all'ultimo chicco il granaio di casa Ponziani per sfamare i poveri; e poi farlo ritrovare, il giorno dopo, stracolmo di ottimo grano. La stessa cosa fa con il vino spillandone da una botte fino all'ultimo goccio; per poi farla ritornare piena della migliore qualità di vino, proprio come Gesù alle nozze di Cana. Ecco Francesca ridare la parola a una muta, sanare un uomo ferito alla testa, un altro accoltellato a un braccio; liberare una giovane dalla paralisi e addirittura resuscitare un annegato nel Tevere e un bambino rimasto soffocato nel sonno.
Le didascalie riportano i nomi dei miracolati (Jacobella figlia di Gregorio Lelli, Camilla Clarelli la muta, ecc.) e dei rioni in cui avvengono i casi (rione Monti, per esempio). Uno studioso dell'Istituto storico germanico, il professor Arnold Esch, ha ricostruito la veridicità di questi fatti ritrovando negli archivi la descrizione dei luoghi e dei nomi delle famiglie romane beneficiate dagli interventi taumaturgici di questa santa, così popolare in città da essersi guadagnata l'appellativo di "Romana". Leggiamo per esempio, negli atti del processo riportati dallo Esch, le parole precise che la madre del bambino morto soffocato pronunciò a sua difesa: "Non ero io che avevo schiacciato il piccolo fino quasi a farlo morire ma la balia; stavo però nello stesso letto e posso quindi testimoniare il miracolo di santa Francesca che lo ha riportato in vita". Vengono i brividi e non si può non pensare a tanti fatti di cronaca giudiziaria odierna.
Il 15 agosto 1452 Francesca fa la sua oblazione - cioè l'offerta di sé e delle sue compagne - nel vicino monastero di Santa Maria Nova, l'attuale chiesa di Santa Francesca Romana sul Palatino dove, in una cripta sotto l'altare maggiore, riposano le sue ossa. Nel dipinto (parete sud) l'accoglie il priore degli Olivetani dipinto in dimensioni maggiori rispetto alle suore e ai monaci che lo circondano per sottolineare l'importanza morale del personaggio. Le candide vesti degli olivetani e delle oblate si confondono sotto le volte di Santa Maria Nova in un tripudio di verginità e candore.
Ritroviamo lo stesso priore benedicente davanti al feretro di Francesca Romana, mentre intorno si raduna la folla delle nobili famiglie romane e dei malati che subito guariscono a contatto con quel corpo santo.
Francesca Romana morì a 56 anni e se compì molti miracoli in vita, molti più ne fece dal cielo. Nella sua esistenza terrena ebbe spesso delle estasi, che avvenivano soprattutto nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, sotto il cui ciborio il pittore la rappresenta nell'atto di ricevere l'eucarestia (parete nord, ultimo riquadro in basso a destra) mentre sopra il suo capo appare un grande globo luminoso, come raccontano i suoi biografi. Un giorno un sacerdote, che non vedeva di buon occhio la frequenza con cui questa nobildonna laica si accostava alla comunione, le diede un'ostia non consacrata; Francesca se ne accorse subito e il disonesto prete fu sconfessato.
Affermatasi la santità di Francesca post mortem la sua immagine uscì dagli affreschi di Tor de' Specchi e fece il giro del mondo. Angelo Montonati nella sua recentissima biografia (Francesca Romana, Ed. Paoline) calcola che sia stata rappresentata nell'arte ben 362 volte. L'icona di santa Francesca Romana, non più ambientata tra le case e i palazzi di Roma o nella serena cerchia conventuale delle sue oblate, si emancipa, si fa scultura, quadro, incisione. Il Bernini la immortala nel marmo tra due angeli. E poi Carracci, Parmigianino, forse lo stesso Caravaggio. Guercino la ritrae a figura intera accompagnata dall'immancabile angelo, una cesta di pane ai piedi e un libro aperto con i versetti 22-23 del Salmo 73: Tu mi hai preso per la mano destra / mi guiderai con il Tuo consiglio. La visione dell'angelo non la abbandonò mai nella sua vita terrena; di notte, addirittura, l'angelo emanava un tale splendore da consentirle di leggere al buio l'ufficio divino.
Tra le tante opere che rappresentano la visione classica di santa Francesca Romana - Maria nell'atto di porgerle il Bambino Gesù -, quella dipinta da Orazio Gentileschi è un capolavoro di estrema modernità. La scena è trattata a toni caldi e immersa in una straordinaria luminosità caravaggesca. Un cielo di nuvole barocche si apre a rivelare la gloria del Paradiso. Maria è seduta su un trono vaporoso; Francesca sale due gradini di pietra sbrecciati, riceve amorosamente il Bambino dal grembo di Maria e lo stringe teneramente a sé. Dietro la santa, l'angelo custode alza lo sguardo a Maria.
Due donne e un Bambino si incontrano tra terra e cielo. Due serve e due regine. Francesca nelle vesti di una cinquantenne povera oblata. E la Vergine Maria in quelle raggianti di una bellissima donna del popolo romano; del tutto simile a quella che doveva essere un tempo la giovane, affascinante Francesca Ponziani.