Mimep 2021
Introduzione
L‘Angelo del Signore
Se scorriamo le pagine della Bibbia scopriamo che la presenza degli angeli è un elemento costante, un filo d’oro che intesse la trama degli avvenimenti più importanti, quelli che sigillano il rapporto tra l’uomo e Dio. Nelle Sacre Scritture, addirittura, spesso la parola “Dio” viene sostituita dall‘espressione “angelo di Dio”, quasi che le due realtà coincidano. Così l’angelo di Dio soccorre Agar nel deserto. L’angelo di Dio ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare il figlio. E l’angelo del Signore, nel Nuovo Testamento, porta l’annuncio a Maria dell’incarnarsi in lei del figlio stesso di Dio: Gesù.
Ma torniamo all’inizio della storia della salvezza. Dopo il peccato originale, è un cherubino dalle ali fiammeggianti a chiudere la porta del paradiso terrestre ad Adamo ed Eva. Se poi andiamo alle ultime pagine della Bibbia, alla fine dei tempi saranno gli angeli a suonare le sette trombe, sciogliere i sette sigilli, versare le sette coppe dell’ira di Dio sulla terra. Poco prima, sempre nel libro dell’Apocalisse, a ognuna delle sette chiese corrisponde un angelo che parla ai rispettivi fedeli, dando voce allo Spirito Santo.
Tra questi due estremi – la Genesi e l’Apocalisse – tutta la storia della salvezza è dunque costellata di queste misteriose presenza che, come le stelle, brillano nel cielo di Dio. Ma c’è un altro particolare da notare. Noi, giustamente, immaginiamo gli angeli come creature alate. Invece, nella Bibbia, essi sono descritti con sembianze umane. Luminosi e bellissimi, si intende, ma sempre uomini come noi, che camminano nelle nostre strade, incrociano i nostri destini, ci soccorrono nelle difficoltà. Nel deserto di Hebron, per esempio, a pochi chilometri da Gerusalemme, tre misteriosi pellegrini si presentano nell’ora più calda del giorno ad Abramo, seduto all’ingresso della sua tenda. Invitati a mensa, i tre si rivelano infine essere le tre Persone della Santissima Trinità. Una trinità angelica in cui Dio si rivela così, per la prima volta, alla nostra umanità in cammino.
Una delle notti più misteriose del libro della Genesi è segnata dalla lotta tra Giacobbe e una misteriosa presenza che non si fa vedere in volto, un uomo o un angelo, forse Dio stesso. Alla fine il misterioso personaggio dà al patriarca un nuovo nome: “non ti chiamerai più Giacobbe ma Israele”. Ancora, con discrezione, Dio interviene nelle vicende umane. Nel libro di Tobia l’arcangelo Raffaele si presenta come un maestoso personaggio di nome Abigail che aiuta il ragazzo a guarire il padre Tobi dalla cecità. Solo alla fine la misteriosa creatura rivelerà la sua vera natura: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”. Raffaele: “colui che guarisce”. E con lui gli altri due arcangeli che stanno sempre al cospetto di Dio: Michele, “chi è come Dio”; e Gabriele, “la forza di Dio”.
Ogni apparizione di un angelo è una vera e propria teofania, cioè una rivelazione di Dio. L’apparizione di un angelo provoca spesso paura, angoscia, terrore. Mosè deve togliersi i calzari davanti all’angelo del Signore, che gli parla nella fiamma di un roveto ardente. La voce dell’angelo è la voce stessa di Dio che chiama Mosè alla missione di liberare il suo popolo e condurlo alla terra promessa. Aiutato dall’angelo del Signore Mosè guida il popolo ebraico fuori dall’Egitto. Una volta giunto alla terra promessa, il popolo verrà poi deportato in Babilonia. Nel libro di Daniele si racconta di tre fanciulli ebrei gettati dal re Nabucodonosr nella fornace ardente e salvati da un angelo che compare tra le fiamme. Sempre nel libro di Daniele è ancora un angelo ad afferrare per i capelli il profeta Abacuc e trasportarlo in volo in soccorso al profeta Daniele, prigioniero nella fossa dei leoni.
E siamo arrivati alle pagine del Nuovo Testamento. Si aprono con l’immagine dell’arcangelo Gabriele che annuncia in sogno a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista. Gabriele è l’angelo dell’annunciazione, co-protagonista con Maria della più sconvolgente notizia che orecchio umano abbia udito: l’annuncio che una ragazza ebrea di circa sedici anni diventerà madre di Dio. E sarà ancora l’angelo Gabriele a convincere il dubbioso Giuseppe, suo promesso sposo, dell’origine divina della maternità di Maria. Giuseppe, l’uomo degli angeli e dei sogni: “Giuseppe, non temere di prendere con te Maria”; “Giuseppe fuggi in Egitto, Erode minaccia la vita di Gesù”; “Giuseppe torna a Nazaret perché è morto colui che insidiava il Bambino”.
Gesù nasce, gli angeli vanno a dare il lieto annuncio ai pastori e cantano in coro sopra la capanna di Betlemme il loro “Gloria!”. Sarà ancora un angelo ad avvisare i re magi di non passare da re Erode che cerca il Bambino per ucciderlo. Gesù intanto, divenuto uomo, lui stesso si incontra con gli angeli. Nel Battesimo tre Angeli lo attendono uscire dall’acqua del Giordano. Sono gli stessi tre Angeli della Trinità angelica apparsa ad Abramo. Nell’episodio delle tentazioni nel deserto, sono ancora gli angeli a servire Gesù dopo che è stato messo alla prova dal demonio. Dopo la sua morte in croce, infine, ecco due uomini biancovestiti presso il sepolcro ad annunciare alle donne la Resurrezione di Gesù. Li ritroveremo quaranta giorni dopo nell’Ascensione annunciare ai discepoli: “uomini di Galilea perché guardate il cielo? Da quello stesso cielo tornerà accompagnato dagli angeli come lui stesso aveva predetto”.
Gli angeli ci hanno accompagnato fino a qui. E ci accompagnano in ogni circostanza della vita. Magari ci dimentichiamo di loro, forse non li invochiamo spesso. Ma loro non si dimenticano di noi, non ci abbandonano e sono pronti ad agire in nostro favore come vigili, invisibili custodi. Forse i bambini sono più disposti di noi a pensare agli angeli. Se non ritorneremo come bambini non vedremo gli angeli. Gesù ci ammonisce: “Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».