L'Osservatore Romano - 25 ottobre 2012
Uomo fragile e imperatore illuminato
Una mostra celebra il diciassettesimo centenario dell’editto di Milano.
Una grande mostra apre le celebrazioni per il 17mo centenario dell’editto di Milano che affermò un principio modernissimo: quello della libertà religiosa e della tolleranza verso qualsiasi culto. Dall’antica sede imperiale di Mediolanum, una delle quattro capitali dell’Impero, diviso tra due Augusti e due Cesari, Costantino e Licinio, nell’anno 313 d. C., dichiaravano la libertà religiosa per tutti i sudditi dell’Impero: “Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto abbiamo risolto di accordare ai cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità”.
Curata dalla professoressa Gemma Senna Chiesa e dallo storico dell’arte Paolo Biscottini, direttore del Museo diocesano, la grande mostra Costantino 313 d.C, è ospitata a Milano nelle sale di Palazzo Reale e si trasferirà poi a Roma nell’aprile 2013. Divisa in cinque sezioni, attraverso 200 preziosi reperti essa ci mette sotto gli occhi il mondo della romanità tardo antica, i volti, i simboli del potere, gli oggetti di uso comune e quelli di culto usati nelle varie religioni misteriche (il culto di Mitra per esempio), accanto alle immagini della nuova fede cristiana, inserite in bassorilievi, sarcofaghi, affreschi e mosaici parietali.
Ci vorrebbe un regista di docu-fantasy per legare questi preziosi reperti in un documentario virtuale che, insieme al valore storico e archeologico, ci restituisca tutta l’emozione di un tuffo nel passato. Viaggio suggestivo nel tempo e nello spazio che il percorso della mostra milanese ci offre a due passi dal Duomo, dove è conservata la reliquia del Santo Chiodo, rinvenuta insieme alla Croce e agli altri strumenti della Passione dall’imperatrice Elena.
Se attraggono i ritratti della regina Elena, agghindata come una matrona romana, intimorisce l’ostentata grandezza delle statue colossali del figlio Costantino, paragonato a una divinità, e di cui resta, per esempio, una gigantesca mano di bronzo che regge il globo del mondo. Questi colossi (uno era ambientato a Roma nella costantiniana basilica Nova), esprimono la divinizzazione di un uomo che unificò sotto di sé l’Impero d’Oriente; un uomo però anche fragile e crudele, che per timore di perdere il potere fece uccidere il figlio Crispo, la moglie Fausta e il nipote Licinio.
Tra i reperti di Palazzo Reale troviamo la suggestiva ricostruzione (con oro e gemme) dell’elmo di Costantino e dello stendardo con il monogramma di Cristo usato nella battaglia di Ponte Milvio. Guardando quell’elmo, che ricorda l’originale in cui l’imperatrice Elena aveva fatto inserire un chiodo della Croce di Cristo, non possiamo fare a meno di pensare alle strane vie della Provvidenza: quali pensieri e sentimenti, ma anche quali calcoli politici dovettero farsi largo nella mente di Costantino per sottomettersi infine a Cristo?
Il simbolo del chrismon o monogramma di Cristo, fatto apporre ai labari imperiali, usciva così dal buio delle catacombe per segnare come un marchio di fabbrica, o il brand di una fortunata campagna promozionale, la vita di corte e quella di strada, gli oggetti più importanti e quelli comuni. Come in un moderno bookshop di oggettistica religiosa troviamo segnati con il marchio cristiano sigilli, anelli e monili, lucerne, stoffe di tendaggi e persino alcune pedine da gioco.
Sullo sfondo dell’Editto di Milano dobbiamo immaginare – grazie agli affreschi di Giulio Romano in Vaticano o di Piero della Francesca ad Arezzo – la grandiosa scena della battaglia di Ponte Milvio sul Tevere tra Costantino e Massenzio, preceduta dalla visione del segno di Cristo e della sua croce. Prima di arrivare a identificare nel monogramma di Cristo il segno della nuova religione, l’imperatore Costantino aveva rivolto la sua ricerca religiosa verso il culto di una divinità solare orientale. Questo preparò il terreno all’identificazione Cristo-Sole (Helios) come si vede in un frammento di mosaico proveniente dal mausoleo dei Giulii in cui Cristo ascende sul carro infuocato del sole, condottiero e vincitore, sole invictus, imperatore-guerriero che domina il mondo nel segno vittorioso della croce.
Passeranno pochi anni dall’Editto di Costantino e proprio a Milano un funzionario imperiale di nome Ambrogio, di nobile famiglia romana, verrà eletto vescovo per acclamazione di popolo. La figura di Ambrogio, che non cede alle pressioni dell’imperatore ariano Teodosio, inaugura una visione nuova e più moderna dei poteri, affermando il primato e l’indipendenza della fede sulla politica. Costantino si era comportato invece come un autentico re e legislatore cristiano fino all’ingerenza di indire un concilio come quello di Nicea, contro gli ariani. Sotto l’influsso di Elena Costantino sarà anche il primo grande costruttore di basiliche cristiane a Roma e in Palestina. In punto di morte riceverà il battesimo e la letteratura apologetica, a partire dal suo vescovo di corte e primo biografo, Eusebio di Cesarea, esalterà in lui la figura di nuovo Mosè, legislatore, giudice e condottiero. Infatti come Mosè sconfisse gli egiziani affogandoli nel mar Rosso così Costantino aveva respinto nelle acque del Tevere, a Ponte Milvio, i nemici dell’Impero, Una strana vittoria che iniziava il corso di una nuova storia che, dopo di lui, non avrebbe più potuto non dirsi cristiana.