Blog - 06 giugno 2021
Il silenzio e la terra
Nouage: “nuvola”. Sentite la dolcezza. In inglese “cloud”. Sentite la durezza: di un chiodo. Sia quel che sia, pensate: tutto il mondo in una nuvola. La nuvola delle informazioni, dei dati, delle immagini. Tutto ciò che è cultura, da “coltivare”, non si coltiva più con la penna e l’aratro, nella nera terra, ma su una nuvola. Il più antico documento in volgare italico che conosciamo dice: se pareba boves / alba pratalia araba / et albo versorio teneba / et negro semen seminaba cioè, parafrasando “teneva davanti la penna con cui arava il foglio bianco con il nero seme dell’inchiostro”.
Che concretezza! Con la vanga e l’aratro è stata fatta l’Europa, e con il seme dell’inchiostro, la bianca mano dell’amanuense disegnava antichi caratteri minuscoli corsivi su fogli di pergamena, cioè di cartapecora, mentre fuori, nei campi intorno all’abbazia, ferveva la vita: i buoi aravano la terra nera e benedetta perché più era nera e più era feconda, ricca di humus e sali minerali. Feconda come il nero inchiostro. L’aratro e la penna. E poi il ritmo del tempo scandito non dai programmi televisivi ma dall’Ora et Labora dei monaci. E “ora”? Non più preghiera, non più terra, ma una nuvola. “Nouage”. “Cloud”. Andranno tutti là, su una nuvola, i nostri testi, le nostre fotografie di famiglia e dei luoghi delle nostre vacanze. Tutto collegato. Dal cellulare già le app ricavano a nostra insaputa album di immagini divisi per argomenti che non abbiamo deciso noi. Magari qualche aker ce le ruberà. Comunque è roba nostra, che una volta riposava negli album di famiglia per la generazione successiva. E la privacy? Diciamocelo chiaramente: abbiamo perso il controllo e non lo riprenderemo più.
La pandemia ha aiutato in questo senso il demandare della nostra volontà ad un altro. Cosà rimarrà delle nostre idee, delle nostre immagini? Basterà una pioggia radioattiva per cancellare tutto. Torneremo alla terra. Torneremo alla vanga e alla vigna, Torneremo ai codici miniati così come i monaci ritornarono nel basso medioevo a ciò che restava degli antichi testi scampati agli incendi appiccati dai barbari. E li copiarono per noi. Non avremmo Virgilio, Orazio, Catullo senza di loro.
Negro semen seminabat. Dove sono i monaci che hanno fatto l’Europa? Tacciono chiusi nei loro chiostri, in un silenzio che forse custodirà per le generazioni future la vera nuvola della meditazione, della trascendenza, della preghiera. “Cloud”. Un vocabolo che ha più il suono di un chiavistello che chiude. Ma forse è una campana che suona e che apre il cielo. La nuvola del silenzio. Anche nel monastero entrano giga e giga di informazioni. Mia madre diceva: Convento, piccolo mondo. Ma allora dove cercare? Nel silenzio dei boschi? Nel vento sulle cime dei monti. In quel filo silenzioso che raggiunse Elia sul monte Sinai. Un Carmelo di luce! Una rivelazione! Forse più semplicemente dobbiamo lasciare noi stessi, le nostre oscure visioni quell’immagine di uomo di cui parlava l’eremita Macario:
I vostri stessi occhi sono i vostri nemici
I vostri stessi tortuosi pensieri disse l'anacoreta
Mutano la gente attorno a voi in uccelli e animali
La vostra stessa volontà malata
Disse l'uomo dallo sguardo chiaro
Popola il mondo di spettri.
("Historia Monachorum" di Rufino, cap. 28)