Blog - 13 ottobre 2023
Si può vincere perdendo?
Si può anche stare dalla parte di Caino. Ognuno va dove lo porta il cuore. E nel suo cuore sarà giudicato da Dio. Il Dio della Bibbia che, dopo che Caino ha ucciso Abele, ammonisce: “Nessuno tocchi Caino”. Questo è il nostro Dio, che condividiamo con i nostri fratelli ebrei, nostri “fratelli maggiori” come ci ha ricordato Giovanni Paolo II.
Oggi siamo in pena per loro e se hanno qualche colpa non ci interessa: sono nostri fratelli che hanno sofferto la Shoah e ora soffrono una nuova Shoah. Dobbiamo stargli vicino. Hanno fatto quello che hanno potuto con i palestinesi, un problema che si trascina da settant’anni per l’eredità che hanno ricevuto dall’Occidente di condividere la loro antica terra con la terra di un altro antico popolo. C’è stata tolleranza e c’è stata intolleranza tra i due popoli, i sassi dell’Intifada, le auto bomba a Gerusalemme, i missili contro Gaza. Ma forse, a un passo da una possibile soluzione, Caino, assetato di sangue, fa esplodere il terrore. Non la guerra con le sue regole ma il terrore.
Chi appoggia Caino si macchia di sangue. Israele non può toccare Caino ma deve pur difendersi, pena la sparizione dello Stato d’Israele. Chissà che un bambino, magari palestinese, faccia esplodere la miccia della pace? La speranza è sempre in un Bambino. Mai più l’orrore che abbiamo visto in questi giorni di bambini falcidiati nella culla. Tace e prega chi difende Israele. Grida in piazza chi cova nel suo cuore l’odio antisemita. Morte e vita si affrontano. Vinca il Dio d’Israele, Dio della pace che trasforma le spade in vomeri e le lance in falci.