Nato cieco (Gv. 9,1-38)
(quarta di Quaresima)
La luce che viaggia nello spazio
Alla velocità della luce
E attraversa il firmamento portando
Sull’acqua il riflesso veloce di un aeroplano
La luce che plana sull’acqua
Con la foglia autunnale e disegna
I contorni degli alberi sul terreno
La stessa luce
Fulgida e gloriosa all’orizzonte
Sulle scintillanti cime
Dell’Oreb del Carmelo del Tabor
Luce che illumina icone
Miniature e affreschi
Luce precipitata invano
Su te bimbo nato cieco
E non c’è stato per te battesimo
D’acqua e di luce
Non c’è stato canto d’acqua
Di angeli e poeti
Nato cieco al mondo
E alla sua smorta luce
Che filtra dall’albero della lontananza
Chi ha peccato? tu o i tuoi genitori?
Chi ha peccato? tu o tutti noi che ignoriamo
Di essere nati ciechi?
Lontananza di figlio dalla luce del padre
Vagabondo e pellegrino d’ombre
Finché qualcuno ti vede ti guarda ti chiama
Con il fango – con il fango e il respiro
Del primordiale atto d’amore
Quell’uomo ti ha fatto del fango
Te lo ha messo sugli occhi
Ti sei lavato alla fonte di Siloe
E ora – Miracolo! ti vedi riflesso
Vedi te stesso – vedi Lui vedi noi
Vedi i farisei che ti sono ostili
Perché non hanno capito
Come un peccatore (o un santo) oggi ti ha guarito
(E tuo padre e tua madre ti rinnegano
per non perdere il loro posto in sinagoga)
Ecco! – fioriscono i tuoi occhi
Nel mese in cui infittisce il mandorlo
E tu non sei pronto a tanta bellezza
E al miracolo più grande: incontrarne il Fattore
Ora tu vedi Dio con occhi nuovi
Lo vedi come il primo giorno in Eden
E come il centurione sul Golgota
Lo vedi così bene da credere in Lui
Vero Figlio di Dio in questo lago di luce
Che ti circonda – e ogni sponda
È un richiamo per te a remare
A raccogliere i pesci guizzanti con reti
Vibranti di sottili schizzi di luce
Noi siamo ciechi e tu il primo vedente
Non semplice guarigione ma apertura della mente
Ora tu puoi guardare Dio con il cuore