(Luca 18, 9-14)
Sono io il fariseo
Spesso entro con arroganza nel tempio del Signore
Come chi sa già tutto e prego con parole che già so
La chiesa è una nave rovesciata dove navigano
Tutti i miei sogni le intenzioni e i sogni miei son tutti buoni
Sono tutti in regola– mentre poco più indietro il mio vicino
Sgraziato e muto è un violino stonato – un fastidio da evitare
Si batte il petto come un tamburo
Vuoto nella prateria – mentre io me ne sto eretto
A computare i salmi che già so– e sento la ferrovia
Che avanza veloce sulle traversine del tempo
Ma non c’è un sasso di peccato sulla mia massicciata
Mentre i minuti scorrono e ci ritroveremo là tutti e due fuori
Lui perdonato e io col cappotto pesante
Lui pronto a volare – io con le ali inzuppate
Di lacrime che finalmente sgorgano e quanto male hanno fatto
Queste mie braccia di figlio buono e fedele
Mentre il figliol prodigo lancia il suo capo nel vuoto
Un tuffo nel mare profumato di un Amore di Padre che non conosco più.