Ticchettio d’orologio
Segna le ore – raccoglie
I nostri giorni mesi anni
Sembra lì zitto e fermo
Sulla mensola di legno
Uguale a sé stesso eppure
Nei suoi molteplici giri raccoglie
La memoria delle ore passate
Le fissa tra le lancette dorate
Nella sua cassa bombata
Nei suoi ori argenti nichel
Nelle sue rotondità preziose
L’orologio raccoglie la memoria e il senso
Di tutto ciò che è passato
Di tutto ciò che lui ha misurato
Istante per istante
Ricorda ogni sentimento
Ogni fragilità ogni accensione
Di gioia ogni burrone
Di dolore – e lo rimanda
Con l’eco dei suoi battiti
Come un cuore che gli pulsa dentro
Riposto sul ripiano più alto
Della libreria – dietro i vetri molati
Le antine di noce
Dimenticato lì senza più voce
Senza carica nella sua molla
Ancora pronta allo scatto
Che può durare un giorno
O poco più – ora tutto è elettronico
Invisibile come un tarlo il motore
Anima lancette di plastica
Ma l’orologio sa come si canta
H sempre una marcia
In più da regalarti – un minuto un istante
Un’ora da distenderti davanti
Come un tappeto – come una piccola
Immensa prateria domestica
O un campo di grano cancellato
Dai diserbanti e poi dal cemento
L’orologio respira il profumo del vento
Anche se lo metti al chiuso
Lui sa tutto quello che capita fuori
Perché tu glielo porti dentro
Nelle tue fughe e ora ti rimanda
Come un libro aperto
Dalle mille e mille e mille pagine d’oro
Ti rimanda tutto il tuo ardore
Ti rimanda i volti i sospiri
Che ti sono stati a familiari
Ti rimanda la danza
Di tua madre e tuo padre
Sui giri del vecchio disco in bachelite
Sulla cera dei marmetti tirati a lustro
Ti rimanda al gusto di quei natali
In cui ad ogni campanello entrava qualcuno
Ti rimanda a quel tavolo di marmo rosa
Dove ci si sedeva tutti come per una sposa
E la sposa era lo spirito – lo spirito di quei giorni
Di quei tempi di campanili asili e strade
Che portavano tutte in parrocchia
Per le feste comandate e a maggio a lodare
La Vergine Madre
Quel ticchettio di sabato segnava
Ogni ave del rosario recitato piano
Sulle ginocchia di tuo padre
Poi la vecchia radio a valvola ronzava
Batto quattro con Bramieri – lo ricordi bene
E al tempo del riposo tu fermavi
La tua lancetta e dicevi
Si va a letto in fretta a dormire! e nel buio
Controllavi la casa – controllavi ogni cosa
Che si muoveva dentro – controllavi ogni rumore
Con il tuo ticchettio fatto più lieve
Tenevi lontano il male e la poesia
Scorreva leggera nella mente che riposa.