In morte di un cinghiale*
E d’improvviso il morto cinghiale
Così duro così rigido di pelo
Così scuro severo da sembrare
Un orso catturato per un circo
Ora lo vedo e capisco
Capisci nella sua morte il pensiero
Di chi vuole difenderlo
Dalla civiltà degli uomini colti
Dai branchi di uomini coi guanti
Di velluto – ora che il pelo
Riposa irsuto nell’erba morta dell’inverno
Con una corda lo girano di sotto in su
Per trascinarlo giù con il suo peso
Troppo morto – quante cose si possono fare
Con il maiale non si butta via niente
Ma la sua vita selvatica ora – il suo grugno
È chiuso per sempre nel pugno
Di un’aria forata da un proiettile muto
Un grugno come di creatura scartata
Dalla comunione che abbraccia uomini e animali
Espulso senza esitazione dal consesso
Senza un criterio un giudizio una mente
Condannato per sempre
Carne di terra sguardo ferino che misura l’aria
Non sente il pericolo che abbaia
Laggiù tra le fronde – ma dentro le forre
Gorgoglia un’acqua che guarisce
La mano di un eremita forse dicono
Amica come di un Dio che salva.
* 27 gennaio 2024, Val Ravella sopra Canzo, appena sotto la Colma un cinghiale ferito da un cane e poi ucciso e poi trascinato via con una corda verso valle.