Vincent Van Gogh, Margherite, Arles
Ada Negri
Il fiore sul tetto
Ieri non c'era. Or vive, tra due vecchi
embrici. Se per poco io m'arrischiassi
sovra il muretto del terrazzo, cogliere
lo potrei. Non ardisco. È troppo bello
così: troppo mi piace, erto sul gambo,
dalle muffe dei tegoli sgorgante
senza una fronda, ma col serto d'oro
di un reuccio di fiaba. È un fior magato.
Il suo germe, quassù, lo portò il vento.
Il suo nome lo cantano le stelle.
Nulla sa delle selve e dei giardini
sparsi pel mondo; sta, fra tetti e cielo,
felice: al mondo unico fior si crede,
ed io l'amo per questo...
È bella la sfida che la poetessa lodigiana Ada Negri (1870-1945) lancia a noi sporgendosi da questa manciata di versi (endecasillabi) per descrivere un fiore che viene dal nulla, dall’aria e dal cielo, dal vento, nato sulle tegole di un tetto dove nessun giardiniere lo avrebbe mai seminato. L’autrice potrebbe sporgersi dal muretto del suo terrazzo per cogliere quel fiore. Invece no, lo fa ma solo con la poesia. Questo fiore si nutre di poesia. La sua terra è l’argilla dei coppi, il suo concime sono le muffe e ora che così è fiorito nessuno lo vede o lo raccoglie. Solo la poesia lo sfiora. Lei, Ada Negri, lo vede e non lo tocca. Anzi lei piace proprio così. Lasciarlo lì. Unico al mondo. “Al mondo unico fior si crede, ed io l'amo per questo...”. Ada Negri sfida la vulgata comune. Sembra di sentire protestare la gente: ma chi si crede quel fiore (e con lui la poetessa) per sentirsi unici al mondo?
Questo fiore, questo silenzio, questa poesia. Questo mese di aprile ci mette davanti il tema dell’unicità. Siamo unici anche noi. Potremmo sonnecchiare ancora al calduccio dei termosifoni invernali ma siamo costretti dalla primavera a uscire fuori e a dichiarare a noi stessi chi siamo. Siamo unici al mondo. Originali e non fotocopie (Carlo Acutis). Non possiamo uniformarci, nasconderci dietro la folla di opinioni a cui la televisione ci abitua – habitus, proprio come un abito da indossare. Un abito da Arlecchino, un po’ di qui e un po’ di là, un colore su e un colore giù, tanto hanno tutti ragione e tutti torto, gli altri. E noi?
Questo fiore “unico” spicca bene tra le tegole tutte uguali, tra le muffe “embricate”, bellissimo aggettivo per le tegole aggredite dalle muffe, cioè dal tempo che passa e cancella il loro bel colore rosso mattone. Colore di vita. La primavera non rallenta per noi. Il suo ritmo veloce ci spinge a vivere in prima persona, negli affetti come nella politica, nel pensiero come nella fede. Aprile è pioggia, aprile è sole. Aprile è Vento. Mai scende la pioggia invano, mai il sole risale invano nel cielo. Prima che le stagioni ci brucino, approfittiamo di questo dolce mese d’attesa per deciderci a vivere da protagonisti. Come quella poetessa e il suo fiore.