Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio - Canestra di frutta, (1595-1600) - Biblioteca Ambrosiana Milano
L'autunno di tre poeti
È un fotogramma limpidissimo dell’autunno in un villaggio dell’Ohio quello proposto da Walt Whitman (New York 1819-1892), poeta americano noto soprattutto per la sua raccolta “Foglie d’erba”. Un autunno senza venature di tristezza, dolce e gradevole come i frutti che stanno arrivando a maturazione e come i colori degli alberi che al verde scuro e intenso dell’estate accostano il rosso e il giallo della nuova stagione. Qui il poeta non è turbato dal senso del tempo che passa ma canta radioso il suo presente, l’oggi: “tutto è calmo, pieno di vita, bello”.
Per noi, abituati alla pensosità di Pascoli e Leopardi, questo “sereno costante”, questo ottimismo tutto americano fa bene allo sguardo che – purificato e come rinnovato dalla parola semplice e viva di Whitman – può posarsi con rinnovata energia sulla realtà che abbiamo davanti agli occhi.
Tutt’altro passo tiene il poeta tedesco, ma di origine boema, Rainer Maria Rilke (1875-1926), che si rivolge a un “Tu” con la maiuscola perché colmi il “frutto estremo” dell’autunno, perché il grappolo maturi e produca vino. “Chi non ha casa non l’avrà”. L’inverno sarà avaro per chi non si prepara, un po’ come nella favola della cicala e della formica. Chi è solo avrà come unica compagnia la lettura e la scrittura. Il pensiero corre ai viali d’autunno dove fluttuano incerte le foglie. E sembra questo il destino del poeta.
Infine nella poesia religiosa di Clemente Rebora (1885-1957), che diventò sacerdote a 51 anni, tutte le cose rimandano a un “oltre”. L’esistenza “fa man bassa” delle nostre riserve di vita, quelle particelle che assomigliano tanto alle foglie d’autunno a cui ci aggrappiamo per vivere, quei “beni” che pure ci tradiscono e ci gridano “addio!”.
Walt Whitman
D’un verde più cupo, più gialli e più rossi,
gli alberi rendono freschi e dolci i villaggi dell’Ohio,
con le foglie che tremolano a un mite vento,
le mele pendono mature nei frutteti,
pendono i grappoli dai pergolati
(avverti l’aroma dei grappoli sui tralci?
Senti l’odore del grano saraceno, dove testé ronzavano, le api?).
Su tutto s’apre il cielo,
così limpido e calmo dopo la pioggia, e con mirabili nubi;
anche al disotto è tutto calmo, pieno di vita, bello;
il podere è in fiore.
Rainer Maria Rilke
Signore: è tempo. Grande era l’arsura.
Deponi l’ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa’ che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l’ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l’avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell’aria fluttuano le foglie.
Clemente Rebora
Qualunque cosa tu dica o faccia
c’è un grido dentro:
non è per questo, non è per questo!
E così tutto rimanda
a una segreta domanda…
Nell’imminenza di Dio
la vita fa man bassa
sulle riserve caduche,
mentre ciascuno si afferra
a un suo bene che gli grida: addio!