Vincent van Gogh, Mandorlo in fiore

Giovanni Pascoli
Novembre

Gemmea l’aria, il sole così chiaro,
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro,
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante,
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto è il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.

È autunno. Eppure l’aria gemmata ed il sole senza nubi spingono il poeta a cercare la bianca fioritura degli albicocchi e il profumo del prunalbo, cioè del biancospino. Siamo fatti per la primavera e quindi basta un poco di sole a novembre per farci sognare la bella stagione. Ma poi la tavolozza di Pascoli si ferma su quello stesso pruno ormai secco e su quelle “trame” che i rami senza foglie disegnano nel cielo. Tutto è secco, inaridito dal ritirarsi delle linfe vitali, così che anche il terreno risuona vuoto sotto i piedi. La vita si è ritirata. C’è un tempo per morire ed uno per rifiorire. Ma oggi tutto è ancora così incerto, al confine tra due stagioni. E forse questo passaggio bellissimo è l’occasione propizia per capire meglio qualcosa di più della nostra vita.